Quando si utilizzano gli ETP short, è importante considerare sempre la volatilità e i suoi driver
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Gli ETP short rappresentano un efficace strumento di copertura (“hedging”), ma è fondamentale considerare la volatilità dello strumento e il periodo di investimento coperto.
Generalmente, maggiore (o minore) è la leva utilizzata, minore (o maggiore) sarà l’efficienza del capitale. Se il periodo di investimento oggetto di copertura è più lungo di 1 giorno, sarà necessario ri-bilanciare l'esposizione coperta per mantenere la posizione long protetta. Ciò a causa dell’impatto relativamente forte che può avere il compounding giornaliero sui rendimenti degli ETP short quando il periodo di permanenza è superiore al giorno. Anche in questo caso, in genere, più lungo è tale periodo, tanto più probabile sarà che il rendimento cumulato degli ETP short si discosti dal rendimento atteso (il rendimento cumulato dell'indice sottostante moltiplicato per il fattore di leva). Lo scostamento tra rendimenti attesi ed effettivi di un ETP short è in funzione della sua volatilità, determinata da:
1) Il tipo di condizione/sentiment di mercato: il mercato è volatile, oppure stabile e in un trend ben definito?
2) L’asset class di riferimento: il sottostante è costituito da reddito fisso, azioni, materie prime, ecc.?
3) Il fattore di leva: l'esposizione amplifica il sottostante di 2, 3, 4, 5 o più - o anche meno - volte?
Condizioni di mercato
In presenza di condizioni di mercato volatili, con prezzi degli asset che si muovono a zig-zag senza alcuna direzionalità, gli ETP short tendono a produrre rendimenti cumulati che decadono più rapidamente nel corso del tempo rispetto a quelli del benchmark sottostante. In fasi di mercato con forte trend ribassista (o rialzista), invece, gli ETP short a leva tendono a produrre rendimenti cumulati che amplificano più rapidamente nel corso del tempo quelli del benchmark sottostante.
Ad esempio, la crisi finanziaria ha indubbiamente evidenziato come il debito governativo ad alto rating sia suscettibile ai rischi sistemici nel settore bancario, generando movimenti di prezzo più ampi rispetto a quelli prodotti dopo un taglio dei tassi o l’adozione del QE, azioni che hanno ripristinato la fiducia dei mercati. Questi eventi hanno portato a una riduzione dei rischi al ribasso percepiti per i bond e, di conseguenza, compresso la volatilità. Pertanto, gli investitori devono innanzitutto essere consapevoli del tipo di condizione di mercato in cui si trovano ad operare nel momento in cui valutano la volatilità e i suoi effetti sui rendimenti “daily compunded” degli ETP short.
L’asset class
La volatilità dell’asset class stessa è un altro fattore importante che incide sul compounding giornaliero degli ETP short. Considerato come un bene rifugio, il debito governativo ad alto rating è soggetto a minore volatilità rispetto ad asset class più rischiose come azioni o materie prime. Ciò è evidenziato nel grafico 1, che raffigura la volatilità in due modi diversi: prima come misura unica della deviazione standard (annualizzata) dei rendimenti storici settimanali (diamanti color arancione) e poi come dispersione dei rendimenti storici settimanali (i decili superiore e inferiore e una deviazione standard sopra e sotto la media).
Il grafico mostra che, rispetto ai benchmark sottostanti della gamma di EPT Boost, i Gilt del Regno Unito sono tra i meno volatili. Ad esempio, i diamanti arancioni nel grafico 1 evidenziano che i Gilt decennali del Regno Unito sono caratterizzati da una deviazione standard (annualizzata) del 6.3%, ovvero circa 3 volte inferiore a quella dei principali mercati azionari e circa 5 volte inferiore rispetto alla maggior parte delle singole materie prime.
Poiché la misura in sé è difficile da concettualizzare, un modo più intuitivo di descrivere la volatilità può essere il seguente: la deviazione standard del 6,3% dei Gilt decennali del Regno Unito equivale ad una probabilità su 5 per gli investitori di guadagnare o perdere almeno l'1% su base settimanale.
Il fattore leva
I guadagni/le perdite diventano più pronunciati quando si considera il fattore leva. Nel corso di un periodo di mantenimento relativamente breve di una settimana, gli investitori che hanno in portafoglio un ETP short 3x sul Gilt decennale del Regno Unito – come 3GIS[1] – sarebbero molto probabilmente esposti a rischi nel caso in cui, a fronte di probabilità simili per il benchmark sottostante (vale a dire il Gilt UK a 10 anni), i movimenti di prezzo verso l'alto e verso il basso fossero di circa 3 volte superiori. Nel grafico 1, le aree evidenziate in blu chiaro, confrontano la volatilità tra i gilt decennali del Regno Unito e l’ETP short 3x che li replica. Un confronto con la volatilità di altre asset class (non a leva) mostra come la volatilità degli ETP short 3x che replicano i Gilt a 10 anni del Regno Unito sia simile a quella dei principali mercati azionari europei (non a leva), quali il FTSE 100 e l’EURO STOXX 50.
Ciò dimostra che l'effetto del compounding giornaliero sugli ETP short che replicano il debito governativo ad alto rating è nettamente inferiore a quello relativo agli ETP short che replicano benchmark azionari o di singole commodity. Gli investitori devono essere consapevoli che, in primo luogo, è la volatilità dell'indice di riferimento replicato dall'ETP short a determinare la volatilità. Un fattore leva maggiore di 1 incorporato nell’ETP short è quindi intrinsecamente l'ulteriore fattore che ne aumenta la volatilità.
Fonte: WisdomTree, Bloomberg
Una volta compresa a pieno tale dinamica, gli investitori potranno valutare al meglio l’utilizzo di ETP short a leva come strumento efficace per definire coperture per diverse asset class.
Fonte
[1] 3GIS è il ticker dell’ETP Boost 10Y Gilt 3x Short Daily