Più dissenso dalla Banca del Giappone per una maggiore credibilità – Desincronizzazione dalla Fed
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Questa settimana si svolgerà la prima riunione del consiglio di politica monetaria della Banca del Giappone. A nostro avviso non si tratterà di un incontro di routine. Con ogni probabilità le decisioni del Board sposteranno il baricentro della politica monetaria verso un maggiore allentamento. Riteniamo infatti più probabile che la BoJ si muova contro anziché insieme alla Fed.
Nello specifico, il numero di membri del consiglio favorevoli a un incremento degli stimoli monetari dovrebbe passare da uno a due, poiché ci aspettiamo che il nuovo vice-governatore Wakatabe Masazumi si dimostri all’altezza della sua reputazione di strenuo sostenitore dell’ultra-reflazione, uno dei fattori principali che ha contribuito alla sua elezione al consiglio. Si schiererebbe a fianco dell’altro membro del Board, Kataoka Goushi, fino ad oggi unica voce fuori dal coro favorevole a una politica monetaria ulteriormente espansiva, sin da quando è entrato a far parte del Board a fine luglio 2017 (i membri votanti sono nove).
In realtà, se il nuovo vice non si dimostrasse all’altezza della sua reputazione ne saremmo negativamente sorpresi. Per ogni monetarista (come Wakatabe), il calo della crescita del credito bancario dai tassi record del 3,3% dell’estate scorsa a solo il 2% negli ultimi mesi deve necessariamente rappresentare un segnale d’allarme, un possibile indicatore anticipatore di rallentamento ciclico (si veda il grafico). Anche se i dati sull’attività si sono complessivamente rivelati meno negativi delle statistiche sul credito e l’andamento della valuta, il peggioramento delle condizioni delle aziende secondo l’indice domestico TANKAN, la recessione dell’immobiliare residenziale e l’estrema volatilità dei report sulla produzione industriale indicano lo stallo dello slancio al rialzo del Giappone e l’insorgenza di rischi di ribasso.
Fattore di un certo rilievo, lo stesso Governatore Kuroda non ha lasciato spazio ai dubbi, lanciando un monito alla conclusione delle riunioni del G20 a Washington: “E’ ancora lunga la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo d’inflazione al 2% … ma i rischi al ribasso sull’economia sono alti”.
Sui mercati mondiali, la Banca del Giappone sta risentendo di un concreto problema di credibilità. Solo un’esigua minoranza ritiene che il Giappone possa permettersi di discostarsi dagli USA nell’andamento dei tassi d’interesse. Dopo un decennio di politica monetaria “sincronizzata” perché la BoJ dovrebbe riuscire ad attuare un “decoupling” dalla Fed? A nostro avviso, il Governatore Kuroda ha già risposto a questa domanda: il Giappone non si fermerà prima di avere realmente raggiunto l’obiettivo d’inflazione.
Venerdì 27 aprile, quando il Governatore Kuroda concluderà la prima riunione del consiglio della Banca del Giappone con i nuovi vice-governatori, non mi aspetto alcuna variazione dei reali obiettivi di politica monetaria e degli strumenti operativi ma un chiaro segnale che adesso sono due, e non più solo uno, tra i novi membri del consiglio, a richiedere nuove misure per raggiungere credibilmente il target d’inflazione al 2%. In tal caso dovrebbe aumentare la fiducia nel decoupling della BoJ rispetto al ciclo dei tassi della Fed, fenomeno che a sua volta dovrebbe spingere al ribasso lo Yen e al rialzo i titoli azionari nipponici.
Crescita del credito bancario private in Giappone anno su anno
Fonte: Tradingeconomics.com – Bank of Japan.