Sarà un “ritorno al futuro” per le obbligazioni dell’Eurozona?
![](https://www.wisdomtree.eu/-/media/eu-media-files/blog/refresh-images/abstract-and-landscape/market-boards-and-graphs/market-board-1151x564.jpg?h=564&iar=0&w=1151&sc_lang=it-ch&hash=7BEAB353B3E1F838C3EFF854C63DB881)
Le notizie relative alla saga della legge di bilancio e dei rating del debito pubblico italiano hanno certamente calamitato una buona dose di attenzione sui mercati obbligazionari globali. È interessante notare come l’aumento delle preoccupazioni abbia innescato il timore di un altro potenziale contagio, analogo a quello registrato durante l’episodio della Grexit1. Naturalmente, ci si chiede se i mercati obbligazionari dell’Eurozona possano vivere una fase di “ritorno al futuro”, rivivendo il passato.
Nel contemplare la possibilità che si sviluppi un tale scenario, è utile esaminare come si sono comportati i diversi mercati del debito sovrano dell’Eurozona durante l’ultima ondata di incertezza, osservando in particolare i paesi che avevano partecipato pienamente al contagio della Grexit (Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda). Questi quattro Stati erano considerati paesi periferici dell’Eurozona e, come forse il lettore ricorderà, essi erano al centro delle preoccupazioni non solamente nel caso in cui la Grecia avesse scelto di lasciare l’Euro, ma anche per le proprie difficoltà fiscali/finanziarie specifiche in quel periodo.
Figura 1: Spread dei rendimenti dei titoli di Stato decennali rispetto ai Bund tedeschi
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, 29 ottobre 2018.
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e il valore di qualsiasi investimento può subire variazioni negative. Nota: Non esistono i dati sulle obbligazioni irlandesi nel periodo compreso tra l’11 ottobre 2011 e il 15 marzo 2013.
I primi risultati mostrano che fino a ora i timori suscitati dalla situazione italiana sono stati confinati all’Italia e non si sono ancora diffusi agli altri tre paesi citati in precedenza. Uno strumento prezioso per individuare i timori di un potenziale contagio è quello della differenza di rendimento, o spread, tra un titolo considerato quasi un bene rifugio, come il Bund decennale tedesco, e le emissioni decennali sovrane degli altri paesi in questione. Come rivela chiaramente la Figura 1, l’ultima ondata di preoccupazioni si è distinta completamente dall’esperienza della Grexit. Infatti, la cosiddetta “esperienza della Grexit” racchiude le difficoltà che non solamente la Grecia, ma anche gli altri quattro paesi periferici stavano affrontando tra la metà del 2010 e la metà del 2013.
Analizziamo i numeri o i livelli degli spread per avere una maggiore prospettiva. L’apice delle difficoltà è stato tra il 2011 e il 2012. In quel periodo, il Portogallo ha subito il maggiore allargamento dello spread rispetto al Bund, che ha toccato un picco di +1560 punti base (pb) a gennaio 2012. Per la Spagna e l’Italia, il picco è stato rispettivamente di +639 pb e +553 pb. Qual è la situazione odierna? Lo spread dei rendimenti decennali portoghesi si attesta a +150 pb al momento di andare in stampa, a fronte di +117 pb della Spagna. Rispetto all’inizio dell’anno, i due dati sono quasi invariati. Se analizziamo gli sviluppi da una prospettiva più recente, quando la questione dei conti pubblici italiani e del rating è balzata agli onori della cronaca a fine settembre, lo spread decennale spagnolo è aumentato di soli 19 pb, mentre per il Portogallo l’aumento è stato ancora più modesto, di soli 16 pb. E l’Italia? Lo spread BTP/Bund decennali è aumentato di quasi 140 pb dall’inizio dell’anno e di 65 pb da fine settembre.
Cosa possiamo attenderci ora? I recenti interventi delle agenzia di rating Moody’s e S&P sembrano aver sollevato un velo di incertezze sul mercato dei titoli di Stato italiani, almeno per il momento. Ricordiamo che Moody’s ha in effetti rivisto al ribasso il rating dell’Italia, di uno scalino, a Baa3, ma ha migliorato l’outlook, ora passato a “Stabile”. S&P ha invece lasciato invariato il rating a BBB, portando tuttavia l’outlook a “Negativo”. Subito dopo l’annuncio della decisione di S&P, il rendimento decennale italiano è diminuito di 35 pb rispetto al picco più recente, con lo spread BTP/Bund diminuito di 25 pb.
Conclusioni
Pur non essendosi avverati i peggiori timori sul fronte dei rating, le probabilità di ulteriori brutte notizie non sono certo venute meno. S&P ha sottolineato che le prospettive dei conti pubblici italiani resteranno sotto stretta osservazione, dopo aver indotto a portare a negativo l’outlook. La saga del “parere negativo” dell’Unione Europea sulla legge di bilancio italiana continuerà verosimilmente a intrattenere i mercati. Peraltro, neanche la recente pubblicazione deludente di una crescita zero del PIL del T3 q/q è di buon auspicio per il bilancio. Quello del contagio resta un rischio qualora gli sviluppi dovessero iniziare a peggiorare e, se l’assenza di un trend chiaro per gli altri paesi periferici è stato piuttosto incoraggiante fino a questo momento, le prospettive restano piuttosto volatili.
Tutti i dati sono di Bloomberg al 29 ottobre 2018.
Fonti
1 Si riferisce alla possibile uscita della Grecia dall’Eurozona, un tema che tra il 2012 e il 2015 apparve spesso sulle prime pagine dei giornali.
Blog correlati
+ Come incrementare il rendimento sull’esposizione obbligazionaria dell’Eurozona?