Giappone: Rivedere le strategie
Gli investitori che hanno retto alla volatilità della scorsa primavera hanno un bel problema da risolvere.
Dopo il livello minimo toccato il 23 marzo 2020, l’S&P 500 ha messo a segno rendimenti ragguardevoli, ben al di sopra dell’80%.1 Ma questo rimbalzo da capogiro ha comportato anche valutazioni scarsamente allettanti: dal marzo scorso a oggi si è verificata un’espansione dei multipli da 13X a quasi 23X per gli utili a 12 mesi forward.2
Con le più alte valutazioni sull’S&P 500 registrate dall'inizio degli anni 2000 a questa parte, gli investitori potrebbero decidere di rivedere le strategie, riducendo potenzialmente l’esposizione ai titoli azionari statunitensi (che costituiscono una grossa porzione della maggior parte dei benchmark mondiali) e cercare eventualmente altre zone che, valutazioni alla mano, sono ritenute più allettanti, come il Giappone.
I venti contrari possono offrire un’opportunità?
Negli ultimi anni non c’è stato probabilmente mercato meno apprezzato di quello giapponese. Ci sono alcune teorie che cercano di spiegarne il motivo:
- Composizione settoriale: La mancanza di mega cap tecnologiche a vantaggio dei settori ciclici (come quello delle auto o delle banche) è stata un ostacolo per gli indici giapponesi durante il rally mondiale che ha trainato l’aumento delle azioni;
- Errori politici: Un governo che ha commesso una serie di passi falsi, soprattutto quando ha aumentato le imposte sui consumi nel 2014 e nel 2019;
- Invecchiamento della popolazione: Si dice che la demografia è il nostro destino. Si è temuto che l’invecchiamento della popolazione giapponese avrebbe bloccato il potenziale di crescita del paese nel lungo termine, considerando oltretutto un investimento azionario cronicamente modesto da parte di una base di risparmiatori nazionali notoriamente prudente.
La figura 1 mostra come negli ultimi anni i risparmiatori non giapponesi abbiano ridotto i loro investimenti nelle azioni nipponiche (il livello attuale è inferiore a quello cui si attestavano le loro allocazioni quando è cominciato il periodo del cosiddetto Abenomics).3
Figura 1: investimenti azionari netti cumulativi di soggetti esteri (in miliardi di yen)
Fonte: Ministero giapponese delle Finanze, 4 gennaio 2013 - 4 febbraio 2021.
La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Le azioni giapponesi, in parte a causa dello scarso interesse degli investitori, si possono considerare scontate rispetto al mercato omologo statunitense, che costituisce anche in questo caso una quota piuttosto consistente della maggior parte dei benchmark mondiali. Inoltre i titoli azionari giapponesi presentano in genere una valutazione molto più bassa del loro livello storico rispetto agli altri grandi mercati:
- La figura 2 mostra che il rapporto prezzo/utili (P/E) dell’MSCI Japan Index si è situato nel 61° percentile; in altre parole, ha un valore inferiore al 39% di quelli osservati mensilmente dalla fine del 2000 ad oggi;
- L’indice S&P 500, per contro, ha registrato un rapporto P/E nel 92° percentile, ossia con un valore inferiore all’8% soltanto di quelli riscontrati mensilmente nello stesso periodo.
Figura 2: Confronto tra le valutazioni attuali e quelle storiche (31 Dicembre 2000 - 31 Marzo 2021)
Fonte: WisdomTree, MSCI, S&P, FactSet. Rapporto prezzo/utili al 31 marzo 2021. Il confronto tra la classificazione e il valore storico è stato effettuato utilizzando i valori mensili riscontrati tra il 31 dicembre 2000 e il 31 marzo 2021. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Data la sua situazione, il mercato giapponese può essere perfettamente assimilabile a un ambiente in cui si prevede che la crescita economica comporterà una ripresa significativa nei prossimi anni.
Per esempio, l'indice WisdomTree Japan Hedged Equity Index (che risulta orientato più verso i settori ciclici che non verso un indice a base ampia come l’MSCI Japan Index) ha sovraperformato l’S&P 500 di oltre 800 punti base dalla fine dell'agosto 2020, quando è stato quantificato in base alla copertura del tasso di cambio tra lo yen e il dollaro USA.
Il WisdomTree Japan Hedged Equity Index ha reagito durante il periodo di rotazione ciclica, che nella figura 3 è compreso tra il 31 agosto 2020 e l’8 aprile 2021.
Figura 3: Il Giappone e la rotazione ciclica
Fonte: WisdomTree, S&P, FactSet. Per valutare il dato relativo al Giappone sono stati impiegati i rendimenti totali netti del WisdomTree Japan Hedged Equity Index. Non è possibile investire direttamente in un indice.
Non è possibile investire direttamente in un indice. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
L’S&P 500 ha realizzato un incremento superiore al 9% rispetto all’inizio del 2021, nonostante i timori legati a un eventuale aumento dei tassi d’interesse Nondimeno,4 la possibilità che tale aumento possa produrre l'effetto di un vento contrario sia per i rendimenti obbligazionari che per quelli azionari è tuttora una delle preoccupazioni principali per i gestori di fondi.
Considerando i cambiamenti ciclici del mercato azionario giapponese, oltre alla tendenza dello yen a indebolirsi quando aumentano i tassi statunitensi, il WisdomTree Japan Hedged Equity Index presenta storicamente una correlazione positiva tra la sua sovraperformance e la crescita dei rendimenti dei titoli di Stato USA.
Figura 4: Correlazione negli ultimi 3 anni: confronto tra rendimenti in eccesso e rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni
Fonte:WisdomTree, S&P, FRED. La correlazione valuta i rendimenti in eccesso mensili rispetto all’S&P tra il 31 marzo 2018 e il 31 marzo 2021. I rendimenti settoriali si riferiscono ai settori dell’S&P 500. Per valutare il dato relativo al Giappone è stato impiegato il WisdomTree Japan Hedged Equity Index.
Non è possibile investire direttamente in un indice. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Conclusione:
Negli ultimi anni la crescita costante e sicura degli utili delle mega cap statunitensi ha giovato sia agli USA che, per estensione, agli indici globali. Attualmente le valutazioni statunitensi hanno quasi raggiunto i livelli più alti degli ultimi due decenni e s’intravedono le potenzialità per una ripresa globale e sincronizzata all’orizzonte.
Fonti
1 Bloomberg
2 Bloomberg
3 Politiche economiche attuate dal governo giapponese.