L'importanza della trasparenza nei prodotti di asset digitali
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Quella che segue è una trascrizione adattata di un episodio del podcast di WisdomTree Crypto Clarified, incentrato sul tema della trasparenza nei prodotti di asset digitali di livello istituzionale. Si tratta di una conversazione tra Benjamin Dean, Director of Digital Assets, e Jason Guthrie, Head of Digital Assets, Europa.
Nell'ambito degli asset digitali e delle criptoattività, continua a tenere banco il tema della trasparenza: cosa si intende con questo termine?
La trasparenza sui mercati e nei prodotti è la capacità di fornire proattivamente tutte le informazioni pertinenti affinché le persone possano capire bene in cosa stanno investendo e comprendere i rischi connessi a questa attività. Non si tratta di semplici informative, significa molto di più: vuol dire rendere disponibili proattivamente informazioni e fornire istruzioni ai possibili utenti del prodotto per garantire una solida comprensione della struttura e dei risch.
In che modo gli investitori istituzionali acquisiscono esposizione allo spazio degli asset digitali e come si ricollega questo aspetto alla trasparenza o all'insieme dei rischi che possono emergere in mancanza di trasparenza?
La prima possibilità è quella di avvalersi di un fornitore di servizi per l'accesso; potrebbe trattarsi di un servizio di custodia nel caso in cui un'altra parte gestisca le chiavi private.
Un'altra opzione è costituita da un accordo in stile brokeraggio se detenete un conto presso il fornitore di servizi; questi si adopera successivamente per disporre di riserve della valuta in questione e, indipendentemente da qualsiasi altra attività stia svolgendo, potete fare affidamento su di lui.
La terza possibilità è rappresentata da prodotti finanziari come i fondi comuni; quelli di tipo chiuso sono molto affermati negli Stati Uniti, mentre i prodotti negoziati in borsa (exchange-traded products) sono la soluzione di maggior successo in Europa.
Sembra che tutt'e tre le opzioni diano luogo a una serie di nuovi rischi e conseguenze. Quali sono alcune delle domande che un investitore vorrebbe porre quando usufruisce di un servizio di custodia?
Questo è un aspetto che si riallaccia alla comprensione dei rischi insiti nel carattere dell'accordo stipulato. Se vi state avvalendo di un fornitore di servizi, domandate se gli asset digitali sono detenuti direttamente a vostro beneficio in qualità di consumatori. C'è un'infinità di esempi in questi casi in cui si acquisisce esposizione all'organizzazione in questione, ma non al sottostante diretto, come abbiamo visto nel contesto delle società di intermediazione: Voyager era un ottimo esempio di un rapporto più vicino al brokeraggio che non a un rapporto di custodia.
In quest'ultimo caso, gli asset digitali vengono detenuti separatamente e protetti in caso di fallimento rispetto al fornitore di servizi di cui ci si avvale, e vengono detenuti esclusivamente a vostro beneficio in qualità di cliente nel rapporto di custodia. Talvolta questi asset vengono chiamati "partecipazioni fisiche", una definizione curiosa per un concetto puramente digitale, ma il punto essenziale è che gli asset sono detenuti a beneficio dell'investitore e non verranno combinati con nessuno dei fondi del fornitore di servizi; inoltre, tali asset digitali non si usano per altri tipi di attività; per esempio non vengono prestati (a meno che l'investitore non desideri esplicitamente che ciò avvenga).
C'è dunque una differenza tra l'esposizione fisica e quella sintetica. Quando il prodotto è garantito fisicamente, che cosa fa il fornitore di servizi con gli asset?
È davvero importante capire la natura delle partecipazioni, quello che il fornitore di servizi può o non può fare con queste ultime e il rischio che incombe su di voi in qualità di cliente di quel fornitore.
In una certa misura, questo dipende dal carattere dell'organizzazione con cui si ha che vedere. Il modo migliore per farsene un'idea è pensare a una banca e alla sua attività di prestito: avete depositato del denaro su un suo conto, potete consultarlo e sapere che possedete tot dollari o sterline, ma la banca sta probabilmente gestendo un portafoglio prestiti a vostra insaputa e presta quel denaro, il che fa parte dell'attività aziendale. Ora, nell'ambito bancario questa è una prassi consolidata e ampiamente regolamentata. Ci sono garanzie statali sui depositi, ma questo tipo di accordo non esiste realmente nel settore dei fornitori di servizi in materia di criptoattività.
Il crypto lending è diventato un argomento di alto profilo in questi ultimi mesi. Il fallimento di Three Arrows Capital ha causato in seguito altri fallimenti a cascata; questo perché Three Arrows Capital era una controparte prestatrice, e non credo che tutti abbiano compreso il rischio che presentava e chi fossero le controparti. Esistono buone prassi consolidate per quanto riguarda le modalità con cui si gestisce questo tipo di cose e lo spazio degli asset digitali ha disperatamente bisogno di prendere spunto dal mondo finanziario tradizionale per cominciare ad adottare queste buone prassi; la trasparenza ne è il fulcro, ma non è certo diffusa come dovrebbe.
In sintesi, presumo che gli investitori possano prendere in considerazione l'elenco che segue come una lista sommaria di domande da porsi:
- Il prodotto ha una copertura fisica o è sintetico?
- Sono previste disposizioni relative ai prestiti erogati all'insaputa del correntista?
- I prestiti sono collateralizzati o no?
Passando a un altro argomento di spicco nell'universo delle criptoattività, Ethereum ha recentemente cambiato il suo meccanismo di consenso adottando l'algoritmo Proof-of-Stake. Quando si prende in considerazione lo "staking", spesso gli investitori istituzionali lo paragonano al prestito di titoli. Benché le due operazioni siano simili sotto il profilo concettuale, quali sono le loro principali differenze?
In un contratto di prestito di titoli tradizionale, parte del rischio deriva dall'affidabilità creditizia di chiunque abbia assunto in prestito i titoli. Siete esposti alla sua solvibilità, al livello dei suoi flussi di cassa futuri e alla qualità della sua gestione.
Con lo staking, invece, partecipate al protocollo e le vostre possibilità di perdita sono legate a un evento detto slashing. Il rischio è dovuto in parte alla tecnologia: se quest'ultima non svolge correttamente il suo compito (in termini di contributo al consenso), la partecipazione è soggetta allo slashing. Questo, secondo me, finisce per essere più un rischio operativo che non un rischio di controparte. Naturalmente, se vi avvalete di un fornitore di servizi, anche lui dovrà svolgere correttamente il suo compito ma, anche in questo caso, si tratta di una questione a metà fra i problemi operativi e l'affidabilità creditizia.
Quali domande dovrebbero porsi dunque gli investitori in relazione allo staking?
Gli investitori devono considerare lo staking come un gruppo di rischi a livello di sicurezza informatica. Fossi in loro, mi domanderei:
- Chi è il nodo validatore?
- Quale è il suo track record?
- Quanto è efficiente il nodo?
- Dove sono conservate le sue chiavi?
E così via. Si tratta fondamentalmente di un rischio operativo, a differenza di quanto avviene con i prestiti, dove i rischi ruotano principalmente intorno alle controparti, alla solvibilità e alla copertura.
In conclusione, quali sono le conseguenze cui potrebbero andare incontro gli investitori se non prestano attenzione agli aspetti che riguardano la trasparenza?
Gli investitori potrebbero subire potenziali perdite inattese. La perdita peggiore che si possa mai subire sui mercati finanziari è quella imprevista, ossia quella dovuta a un rischio cui il risparmiatore non sapeva di essere esposto. Se investite nell'S&P 500 e l'S&P 500 perde valore, sapevate di assumervi il rischio di mercato quando avete effettuato l'investimento, ma se la vostra controparte sparisce all'improvviso e voi perdete il 100% del vostro denaro perché è diventata insolvente e non vi eravate effettivamente cautelati in proposito (o non avete diversificato i fornitori di servizi per cautelarvi da quel rischio), la perdita è molto più difficile da sopportare.
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