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Cinque cose che pensavi di sapere sulle criptovalute
Principali insegnamenti
- A 15 anni dalla loro nascita, con molti cicli boom and bust positivi e mezzo miliardo di utilizzatori, le criptovalute hanno ormai consolidato il loro ruolo di trend fondamentale, piuttosto che di moda.
- Il bitcoin è stata la prima, ma non è l'unica. Lo spazio è cresciuto fino a diventare una vera e propria asset class, che può essere suddivisa in otto settori con casi d'uso distinti.
- La mancanza di flussi di cassa non è un motivo valido per non prendere in considerazione un investimento in bitcoin. Pur condividendo tale mancanza, l'oro, il petrolio e il dollaro USA vengono utilizzati da decenni. Inoltre, il bitcoin è l'eccezione, non la regola. Molte criptovalute, come ETH o Uniswap, presentano flussi di cassa o “riacquisti”.
- La rete del bitcoin non è mai stata violata o compromessa. Le vulnerabilità di solito derivano da piattaforme o software di terzi. Con gli ETP di livello istituzionale, regolamentati e con copertura fisica (in cold storage) ora disponibili per finalità d'investimento in tutto il mondo, l'asset class non è mai stata così sicura.
- Aggiungere l'1% di bitcoin a un portafoglio 60/40 avrebbe storicamente comportato un aumento della volatilità dello 0,07% a fronte di un miglioramento della performance dello 0,67%; questa sarebbe quindi stata una delle migliori decisioni di asset allocation degli ultimi 10 anni.
1. Le criptovalute sono una moda
L'adozione di nuove tecnologie o nuove idee, che si tratti delle automobili all'inizio del XX secolo o dei telefoni cellulari negli anni 2000, tende ad avvenire in cinque fasi. Inizia con gli Innovatori (2,5% della popolazione), poi ci sono gli Utilizzatori precoci (un ulteriore 13,5%), la Maggioranza precoce (a quel punto l’utilizzo coinvolge il 50% della popolazione), la Maggioranza tardiva e infine i Ritardatari. Di solito le mode faticano a superare la fase di utilizzo precoce. Studi recenti suggeriscono che il numero di utilizzatori diretti delle criptovalute è ben superiore al mezzo miliardo, il che significa che queste si troverebbero nella seconda metà della fase di utilizzo precoce, se non addirittura oltre. In altre parole, non si tratta di una moda, ma di una tendenza.
In fin dei conti, le criptovalute non sono più giovani debuttanti. La tecnologia esiste da 15 anni. I loro prezzi hanno attraversato diversi cicli e le stesse si sono ogni volta riprese, emergendo più forti e diversificate, e raggiungendo nuovi massimi. Con veicoli di investimento regolamentati e di livello istituzionale disponibili in tutto il mondo, per gli investitori è sempre più difficile ignorarle.
2. Per "criptovalute" si intende solo il bitcoin
Nonostante l'enorme notorietà del bitcoin, l'asset class delle criptovalute si è evoluta in lungo e in largo. In effetti, il bitcoin rappresenta appena la metà della capitalizzazione totale del mercato. Lo spazio è cresciuto così tanto che noi di WisdomTree lo monitoriamo utilizzando la nostra tassonomia. Si tratta di uno “standard di classificazione globale del settore”, ma per le criptovalute. In base ai casi d'uso di ciascuna famiglia, abbiamo sviluppato otto categorie che ci aiutano a monitorare lo spazio, comprendere come si evolvono i diversi asset e costruire panieri.
In breve:
- i pagamenti di layer 1 permettono di effettuare transazioni digitali. Il bitcoin è, ovviamente, il principale protagonista della categoria.
- La finanza centralizzata è costituita da token emessi da aziende private. Possono essere utilizzati per fornire incentivi agli utilizzatori oppure sono coperti da asset fisici, a cui forniscono esposizione.
- Le reti di smart contract layer 1, le più famose delle quali sono Ethereum e Solana, forniscono l'infrastruttura per la creazione di applicazioni decentralizzate.
- Le stablecoin sono token progettati per imitare le valute fiat esistenti.
- La scalabilità di layer 2 è costituita da protocolli che mirano ad aumentare la capacità delle reti layer 1 (ad esempio in termini di numero di transazioni).
- Le applicazioni di finanza decentralizzata vengono eseguite su reti di smart contract layer 1 e mirano a fornire servizi finanziari tradizionali come scambi, prestiti, derivati e molto altro.
- I token non fungibili possono essere paragonati a oggetti da collezione digitali.
Figura 1: Tassonomia degli asset digitali di WisdomTree
3. Le criptovalute non hanno un uso o un valore reale
Contrariamente a quanto si pensi, gli asset digitali sono comunemente utilizzati nel mondo reale e questo ci ha permesso di costruire la tassonomia sopra descritta.
Il bitcoin permette a chiunque di effettuare pagamenti in tutto il mondo, senza intermediari e senza preoccuparsi del controllo del capitale. Sebbene si senta spesso dire il contrario nei paesi sviluppati, dove le valute sono forti e i relativi movimenti liberi, il bitcoin è molto utilizzato ed è di fatto diventato una valuta in tutte le parti del mondo in cui il controllo del capitale e l'iperinflazione sono problemi quotidiani. Nei paesi che devono affrontare un'inflazione elevata o un'iperinflazione, le stablecoin sono diventate il rifugio preferito di milioni di utilizzatori ogni giorno. Le entrate vengono conservate nelle stablecoin fino all'ultimo momento, quando devono essere riconvertite in valute locali per acquistare beni. Poiché le stablecoin funzionano su reti layer 1, automaticamente queste ultime vengono ampiamente utilizzate. Quelli citati rappresentano solo due di una miriade di casi d'uso che mezzo miliardo di persone sta già sfruttando.
È difficile sostenere che qualcosa di così ampiamente utilizzato sia privo di valore. Ovviamente, però, se per valore si intende il flusso di cassa, il bitcoin parte svantaggiato. Tuttavia, facendo un passo indietro, gli investitori sfruttano l’oro, il petrolio o il dollaro USA, ovvero asset senza flussi di cassa, da decenni (o addirittura secoli). Appare dunque evidente che gli investitori seri sono in grado di applicare altri modelli per valutare tali asset. A ogni modo, se il flusso di cassa è così importante, abbiamo già detto che non esiste solo il bitcoin. Ethereum, la seconda criptovaluta per dimensioni, ha creato il “burn” quasi tre anni fa (EIP - 1559): ogni volta che avviene una transazione sulla blockchain, il pagamento delle commissioni di transazione avviene attraverso la distruzione (burn) di ETH. Questo riduce la quantità totale di ETH disponibili, portando a un aumento del valore di quelli rimanenti nello stesso modo in cui i riacquisti fanno salire il prezzo delle azioni. Negli ultimi tre anni sono stati distrutti 4,3 milioni1 di ETH (l'equivalente di 12,1 miliardi di dollari).
4. Investire in criptovalute non è sicuro
Esiste una notevole differenza tra la sicurezza delle criptovalute stesse (cioè le blockchain) e quella dell'ecosistema che le circonda. Il bitcoin ha un record di uptime del 99,98% dal suo lancio e non è mai stato violato o hackerato. Le convinzioni errate sulla sua sicurezza derivano dai problemi relativi ad aziende di terzi che lo utilizzano quando falliscono o vengono violate, o che rappresentano vere e proprie truffe. Il modo in cui gli utilizzatori e gli investitori interagiscono con gli asset digitali è fondamentale per la loro sicurezza. Per gli investitori, in quasi tutto il mondo sono ormai disponibili veicoli regolamentati sotto forma di ETP (exchange-traded product). In Europa, WisdomTree offre tali ETP su criptovalute di livello istituzionale con copertura fisica dal 2019. Applichiamo la nostra profonda esperienza nel settore delle materie prime per offrire prodotti su criptovalute di livello istituzionale, che godono di copertura fisica e di un quadro che prevede il cold storage con più depositarie, per una soluzione di custodia sicura e diversificata. Tali veicoli offrono numerose tutele agli investitori che desiderano puntare sugli asset digitali.
5. La volatilità è troppo alta per l’inclusione nei portafogli multi-asset
La volatilità del bitcoin è elevata2 e, negli ultimi 10 anni circa, è stata pari al 69%. Tuttavia, l’asset offre anche un'elevata diversificazione. La sua correlazione con le azioni nello stesso periodo è di appena il 16,6%, mentre quella con le materie prime è pari al 13%. Quindi, anche se di per sé potrebbe sembrare ad alto rischio, nel contesto di un portafoglio multi-asset non è così. Infatti, la Figura 2 mostra la variazione della volatilità aggiungendo una piccola quota di bitcoin a un portafoglio 60/40 (60% nell'MSCI All Country World e 40% nel Bloomberg Multiverse). Grazie all'effetto della diversificazione, aggiungendo l'1% di bitcoin si aumenta la volatilità del portafoglio di appena lo 0,07%, invece che dello 0,69%3.
Aggiungere l'1% di bitcoin al portafoglio crea un tracking error dello 0,7% circa e una performance annualizzata dello 0,67% rispetto al portafoglio 60/40 senza bitcoin. Questo significa che l'information ratio della decisione di aggiungere bitcoin al portafoglio è pari quasi a 1, un valore eccellente che pochissime decisioni di investimento potrebbero vantare.
Figura 2: Impatto sulla volatilità dell'aggiunta di bitcoin a un portafoglio 60/40
Fonte: Bloomberg, WisdomTree. Dal 31 dicembre 2013 al 30 aprile 2024. In USD. Sulla base dei rendimenti giornalieri. Il portafoglio globale 60/40 è composto per il 60% dall'MSCI AC World e per il 40% dal Bloomberg Multiverse. Non è possibile investire direttamente in un indice. La performance storica non è indicativa di quella futura e qualsiasi investimento può diminuire di valore.
Conclusione
Pur esistendo da oltre 15 anni, le criptovalute restano ancora molto incomprese nel mondo degli investimenti tradizionali. Uno dei principali motivi è che per molto tempo è stato facile ignorarle e liquidarle come una moda. Tuttavia, tale epoca è finita. Con gli ETP regolamentati e con copertura fisica disponibili in Europa dal 2019, gli ETF spot su bitcoin approvati negli Stati Uniti all'inizio di quest'anno (che a breve saranno seguiti dagli ETF spot su Ethereum) e la recentissima quotazione degli ETP su criptovalute presso la London Stock Exchange, la loro istituzionalizzazione è ben avviata. Se non vogliono rischiare di rimanere indietro, gli investitori devono abbandonare i pregiudizi e le convinzioni errate e iniziare a trattare le criptovalute come la nuova asset class che rappresentano.
1 Fonte: Ultrasound.money. Al 3 giugno 2024.
2 Fonte: Bloomberg, WisdomTree. Dal 31 dicembre 2013 al 30 aprile 2024. In USD. Sulla base dei rendimenti giornalieri. La performance storica non è indicativa di quella futura e qualsiasi investimento può diminuire di valore.
3 Bitcoin nei portafogli multi-asset, WisdomTree. Febbraio 2024.
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