Azionario giapponese: una performance che può durare
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A seguito della vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi le quotazioni dei titoli azionari nipponici sono ritornate agli antichi splendori, sovraperformando la maggior parte dei mercati globali dall’8 novembre in poi, con il TOPIX in rialzo del 7,2% contro il 3% dello S&P 500[1]. Crediamo che la recente performance giapponese non sia solo una correzione estemporanea ma possa dare il via ad un rally di ampia portata nei successivi 12-18 mesi. Nelle prossime settimane l’eventuale consolidamento degli ultimi rialzi offrirà agli investitori in Dollari americani un’ottima opportunità per riconsiderare la possibilità di una consistente asset allocation in Giappone così da catturare il momentum positivo.
Il rally post elettorale ha chiaramente dimostrato che i titoli azionari giapponesi sono tra gli asset più predisposti a beneficiare del rialzo dei tassi negli USA, di un rafforzamento del cambio USD/YEN (Dollaro forte/Yen debole) e da uno spostamento dai titoli a bassa volatilità a favore delle esposizioni sui titoli ciclici e growth. Tuttavia, non è solo questa inflessione macro-economica globale a spingere al rialzo le azioni giapponesi: il Paese del Sol Levante possiede, a differenza dell’Europa, forze endogene in grado di sostenere un orientamento rialzista sugli asset rischiosi, sull’azionario e sul real estate.
Nello specifico:
+ L’accelerazione degli utili aziendali dovrebbe subire un’inversione positiva nei prossimi tre mesi. Ciò poiché gli obiettivi di crescita delle vendite sia nazionali che globali sono al momento eccessivamente moderati. Inoltre, le aziende del settore export preventivano ¥103, mentre ad ogni cinque Yen di deprezzamento si aggiungono circa quattro punti percentuali agli utili. In altre parole: contro un calo dei profitti del 2% previsto per l’anno fiscale che si chiuderà a marzo 2017 i profitti dovrebbero salire di circa il 5% nel corso di quest’anno fiscale; ed è probabile un rialzo aggiuntivo del 15% per il 2017 (presupponendo una crescita globale del 2,5% e ¥110).
+ La Banca del Giappone (BoJ) sta promuovendo attivamente la svalutazione della moneta. Nello specifico, ha adottato una politica dei tassi d’interesse negativi e fisserà a zero il tetto per il rendimento dei titoli sovrani a 10 anni. Ciò significa che il Giappone potrebbe avere la curva più piatta tra tutti i Paesi sviluppati, cosa che implicherebbe un deprezzamento dello Yen. La BoJ probabilmente manterrà la politica dei rendimenti a zero fino a quando l’inflazione CPI non avrà superato l’obiettivo del 2%. In altre parole: è probabile che questa strategia venga perseguita almeno fino all’estate 2018. La desincronizzazione tra il rialzo dei tassi negli USA e i tassi giapponesi fissati a zero indica, a mio avviso, che lo Yen potrebbe svalutarsi ben oltre il livello di ¥125 raggiunto l’anno scorso.
+ Il ribilanciamento del portafoglio nazionale dovrebbe accelerare. Con la politica dei rendimenti a zero della BoJ che guadagna credibilità, i fondi pensione e le compagnie assicurative nazionali potrebbero non avere altra scelta se non quella d’incrementare le allocazioni azionarie. Nel 2016, il primo cambiamento di asset allocation ha riguardato il passaggio dalle obbligazioni ai titoli non in Yen. Nel 2017, i titoli azionari nazionali diventeranno l’asset giapponese prescelto. Perché? Crescente visibilità sugli utili e valorizzazioni appetibili. Contro tassi obbligazionari a zero, il divario di rendimento degli utili del mercato azionario si attesta a picchi storici. Inoltre, le modifiche alla governance aziendale non hanno solo funzione frenante ma rappresentano una realtà quantificabile; nonostante la recessione degli utili nei passati 15 mesi, il flusso di dividendi e buyback è di fatto salito. E’ la prima volta nella storia imprenditoriale giapponese che il rendimento degli azionisti è aumentato durante un ciclo di calo dei profitti.
Esistono anche altre ragioni per essere ottimisti sul Giappone, ancora una volta indipendenti dalla reflazione USA: una evidente accelerazione della crescita dei salari e del reddito, una spesa fiscale pro-attiva, un ciclo di apprezzamento del settore immobiliare, etc.
Inoltre, tecnicamente, anche il mercato è interessante, con il posizionamento degli investitori globali sui livelli più bassi degli ultimi cinque anni. Ciò crea potenziale di rialzo mentre il ribasso è de-facto protetto dalla BOJ – di recente la banca ha raddoppiato il budget per l’acquisto di ETF portandolo da ¥3milamiliardi a ¥6milamiliardi. A ciò si aggiunga il riacquisto di azioni proprie da parte delle aziende (buyback) che si attesta a ¥9milamiliardi e si ottiene un potere d’acquisto equivalente a circa il 4,3% della capitalizzazione di mercato del TOPIX. Per quel che ne sappiamo non esiste nessun altro mercato azionario nel mondo in grado di offrire questo tipo di protezione dai ribassi grazie all’impegno di acquisto garantito sia dalle aziende che dalla banca centrale.
A nostro avviso, il 2017 potrebbe essere l’anno in cui il Giappone beneficerà degli acquisti sia da parte degli investitori nazionali che di quelli globali.
[1] Fonte: Bloomberg, 7 novembre 2016-29 novembre 2016