Siete disposti a perdervi il ritorno delle commodity?
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Le commodity hanno un loro posto in portafoglio?
Si tratta di un quesito interessante, soprattutto considerato il contesto odierno. Chi ha letto dei libri di testo finanziari, in cui si narrano i vantaggi di cose come l’ “asset allocation” e la “diversificazione”, darebbe, praticamente senza pensare, risposta affermativa.
Tuttavia, se analizziamo quanto accaduto effettivamente negli ultimi cinque anni, non potremo fare a meno di riconoscere che, dal punto di vista comportamentale, la realtà dei fatti è stata ben diversa.
Il segmento azionario statunitense ha registrato ottimi rendimenti, mentre le commodity in senso ampio sono andate controcorrente
Fonti: WisdomTree, Bloomberg. Azionario USA: S&P 500 Index. Fixed Income USA: Bloomberg Barclays US Aggregate Index. Broad Commodities: Thomson Reuters Continuous Commodity Index.
Non è possibile investire direttamente in un indice. Periodo dal 31 dicembre 2012 al 15 febbraio 2018.
- Fatte salve alcune modeste eccezioni da metà a fine 2015 e agli inizi del 2016, i titoli azionari USA sono inesorabilmente saliti, mostrando, almeno fino a febbraio 2018, una volatilità storicamente bassa. Rendimenti annui medi del 15,90% per 5 anni circa costituiscono un ottimo risultato.
- Per la maggior parte del quinquennio i tassi d’interesse sono rimasti o si sono avvicinati ai minimi storici, spiegando i bassi rendimenti dei titoli obbligazionari USA ma, soprattutto, questa asset class è stata anche positiva e avrebbe concorso a contenere la volatilità dei titoli azionari nell’ambito di un portafoglio più ampio.
- Le commodity in senso ampio, d’altro canto, hanno perso quasi un terzo del proprio valore in termini cumulativi, ovvero il -6,5% l’anno.
Gli investitori che si sono esposti sulle commodity negli ultimi cinque anni ci hanno rimesso, a fronte di rendimenti strabilianti nei propri portafogli azionari USA.
Cambiano i driver dei rendimenti delle strategie sulle commodity
Facendo un passo indietro, è importante capire prima di tutto a quali fattori siano da imputare i pessimi rendimenti delle commodity. Il nocciolo della questione riguarda il fatto che o questi driver restano potenti venti contrari (e i rendimenti ne risentono) oppure sono destinati a cambiare (con conseguente miglioramento dei rendimenti futuri).
1. Collaterale: nelle strategie su commodity che usano contratti future per ottenere esposizione sulle commodity, una componente di rendimento deriva dall’esposizione del collaterale per i suddetti contratti, solitamente titoli del Tesoro a breve scadenza. La Federal Reserve USA ha intrapreso un percorso di rialzo dei tassi, aumentando così i rendimenti del collaterale per le strategie su commodity rispetto a livelli prossimi allo zero.
2. Spot: sono i prezzi delle commodity reali riportati su base giornaliera – e, in molti casi, si tratta della componente di rendimento che gli investitori in commodity pensano di ricevere. Poiché le commodity tendono a essere prezzate in dollari USA e il biglietto verde ha mostrato tendenzialmente un andamento debole, è possibile che un importante vento di testa stia cambiando direzione, consentendo l’aumento dei prezzi a pronti (o spot).
3. Rollover: quando i contratti su future vengono impiegati per ottenere esposizione sulle commodity, ad un certo punto la strategia deve spostarsi da un contratto in scadenza su uno nuovo – esercizio non gratuito. Se i prezzi delle commodity nei mercati dei future sono più alti e in aumento rispetto ai prezzi spot correnti l’impatto di questo “roll yield” sarà negativo (contango); al contrario, se i prezzi delle commodity nei mercati dei future sono più bassi e in calo rispetto ai prezzi spot correnti l’impatto di questa componente di rendimento sarà positivo (backwardation).
Nel corso dell’anno passato: i prezzi spot hanno iniziato a salire
Fonti: WisdomTree, Bloomberg. Commodity selezionate dall’universo del Thomson Reuters Continuous Commodity Index.
- Uno dei trend più importanti – illustrato nel grafico da una percentuale sempre più ampia di fascie grigie- ha riguardato l’aumento dei prezzi a pronti delle commodity del settore energia. In effetti, in termini di prezzi spot, solo le soft commodity (ossia i prodotti agricoli) hanno registrato delle difficoltà.
Recente stabilizzazione dei roll yield
Fonti: WisdomTree, Bloomberg. Commodity selezionate dall’universo del Thomson Reuters Continuous Commodity Index.
- Anche se i roll yield sono rimasti negativi durante l’anno passato, abbiamo iniziato ad assistere alla loro stabilizzazione, soprattutto nelle fasce verdi (cereali) e grigie (energia), che contribuiscono maggiormente al roll yield. Se i rendimenti roll in energia e cereali stanno veramente passando in territorio meno negativo si tratta di un fattore di grande rilievo da monitorare per gli investitori in broad commodity.
Anche se un roll yield “meno negativo” può non sembrare uno sviluppo così esaltante, situato in un contesto in cui l’effetto cumulativo sul rendimento del Thomson Reuters Continuous Commodity Index sarebbe stimato al -50% complessivamente negli ultimi 10 anni1, un quadro meno negativo potrebbe risultare un’evoluzione importante.
Connettere l’andamento del prezzo delle commodity ad altri fattori macroeconomici
In molti potrebbero chiedersi quali altre variabili osservare per capire la possibile performance delle commodity. E’ normale considerare come i mercati prezzano le previsioni sull’inflazione e uno dei parametri in tal caso è il 5-Year Forward Breakeven Inflation Rate adottato spesso dalla Federal Reserve USA.
Il Thomson Reuters Continuous Commodity Index indica una stretta correlazione con le previsioni d’inflazione
Fonti: WisdomTree, Bloomberg, dati dal 31 agosto 1999 al 31 gennaio 2018.
Non è possibile investire direttamente in un indice. Data di lancio per il Continuous Commodity Index: 20 agosto 1999.
Sappiamo che la Federal Reserve ha intrapreso un percorso di rialzo dei tassi d’interesse e di normalizzazione delle dimensioni del suo bilancio. Le aspettative sull’inflazione di recente sono infatti salite. Storicamente le commodity hanno sempre rappresentato un’interessante tipologia d’investimento quale “copertura dall’inflazione”. Sappiamo bene che preoccuparsi dell’andamento dell’inflazione non è andato di moda negli ultimi cinque anni – e in effetti non c’è stata un’inflazione così significativa da parlarne. Per il futuro, riteniamo sia importante tenere a mente che l’inflazione potrebbe non risultare nulla per sempre e che alcuni elementi di un’asset allocation magari rimasti silenti potrebbero nuovamente risvegliarsi.
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1 Fonti: WisdomTree, Bloomberg, dati dal 31/1/2008 al 31/1/2018.