Decodifica del ciclo del dollaro vs. il ciclo dell’attività
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Fino a non molto tempo fa, durante il 2014 e il 2015, il dollaro era estremamente forte: un apprezzamento di oltre il 23% in quei due anni secondo l’Indice DXY1.
Abbiamo voluto approfondire i fattori che determinano le diverse oscillazioni dei tassi di cambio e questo articolo esamina sia le valorizzazioni che gli indicatori di crescita economica2.
Grafico 1: US Dollar Index Spot Level vs. US Dollar Index Purchasing Power Parity Level (dal 31 gennaio 1997 al 31 marzo 2018)
Fonti: Bloomberg, Record. Basato sulla ponderazione dei 19 Paesi dell’Area Euro (57,6%), del Giappone (13,6%), del Regno Unito (11,9%), del Canada (9,1%), della Svezia (4,2%), della Svizzera (3,6%). Non è possibile investire direttamente in un indice.
La performance storica non è indicativa della performance futura e qualunque investimento può perdere di valore.
La Parità del potere d’acquisto (PPP) può essere spiegata in termini più semplici tramite la relazione con l’Indice “Big Mac”. In buona sostanza, secondo il Big Mac Index, un prodotto presente a livello pressoché universale- cioè il panino Big Mac di McDonald’s- dovrebbe costare più o meno la stessa cifra, al netto dei tassi di cambio, nei diversi Paesi. Un paniere di beni negoziabili dovrebbe avere lo stesso costo, a prescindere dalla valuta. La linea arancione rappresenta una stima del livello di PPP ritenuto opportuno per il dollaro USA, impiegando un paniere di valute approssimativamente analogo alle esposizioni del DXY Index.
I tassi di cambio a pronti, tuttavia, non prendono in considerazione la PPP e non si muovono in perfetto allineamento come avviene nelle scienze esatte. Negli ultimi vent’anni, il tasso spot del DXY si è collocato sia notevolmente al disopra che al disotto della PPP, costellato da apprezzamenti e deprezzamenti altrettanto forti.
L’impennata del 2014 nell’andamento del biglietto verde è stata estrema e ha portato il DXY da uno sconto a un premio rispetto alla PPP. Il premio persiste ancora oggi ma più modesto e contestualizza alcuni dei movimenti del 2016 e del 2017 – anche a fronte di una politica divergente da parte delle banche centrali.
Correlazione dei movimenti monetari con i cicli di crescita relativa
Anche se la PPP è importante è raro che assuma un ruolo fondamentale. Nel mondo di oggi, i governi cercano dei modi per crescere più rapidamente. I mercati sviluppati hanno debiti ingenti e una crescita più rapida consente di incrementare le entrate OPPURE favorisce l’aumento dell’inflazione, la quale consente di ripagare il debito in moneta che nel tempo si svaluterà.
Esiste una relazione piuttosto stretta tra la traiettoria della crescita USA contro il resto del mondo, insieme a quella del tasso di cambio effettivo reale del dollaro USA contro un paniere di valute.
Grafico 2: cicli di crescita relativa e FX (dal 31 gennaio 1985 al 30 aprile 2018)
Fonti: Banca dei Regolamenti Internazionali (BIR), Macrobond, Record. Non è possibile investire direttamente in un indice.
La performance storica non è indicativa della performance futura e qualunque investimento può perdere di valore.
Né la crescita degli Stati Uniti né il dollaro tendono a mantenere un livello costante rispetto al resto del mondo. Trattandosi della prima economia mondiale, gli USA sono ben lungi da una crescita rapida e spesso crescono ad un ritmo più lento rispetto al resto del mondo, come illustra il grafico, che ha un’esposizione del 40-50% sui Paesi dei mercati emergenti in più rapida crescita.
In particolare, durante i periodi di apprezzamento del tasso di cambio effettivo reale, la crescita negli USA tende ad aumentare relativamente al resto del mondo. Alla fine del 2015, la crescita degli USA rispetto al resto del mondo ha toccato il picco ed ha interrotto quello che era stato un trend dell’accelerazione della crescita statunitense rispetto agli altri Paesi. Il tasso di cambio effettivo reale ha risposto per le rime.
Connessione tra l’attività delle banche centrali e il ciclo di crescita
Grafico 3: Output Gap (% dell’output potenziale) dal 31 marzo 1983 al 31 dicembre 2017
Fonte: Macrobond, Holston-Laubach-Williams, Bank of Japan, Record.
La performance storica non è indicativa della performance futura e qualunque investimento può perdere di valore.
L’output gap è un modo di valutare l’efficienza di una data economia nel raggiungere un livello più vicino al suo divario di produzione potenziale.
Gli USA tendono ad accelerare per primi uscendo da un periodo di recessione. Collegandoci al grafico precedente e sapendo che i mercati sviluppati di oggi sono più interconnessi che nel passato, è durante questa accelerazione che il dollaro si rafforza maggiormente. Poi, altre economie iniziano a raggiungere gli USA, con un’accelerazione della propria crescita su base relativa. Gli USA, pertanto, in genere toccano il punto in cui la banca centrale americana pensa anzitutto all’inflazione –e per primi subiscono l’inflazione- prima che le altre banche centrali adottino dei provvedimenti.
Il Regno Unito, l’Eurozona e il Giappone hanno iniziato ad accelerare rispetto agli Stati Uniti e ciò spiega la relativa debolezza del biglietto verde nel 2017.
Nel prossimo futuro: gli sviluppi per il Regno Unito, l’Eurozona e il Giappone sono tutt’altro che ovvi
Nel 2017, in Regno Unito, Eurozona e Giappone si sono verificate numerose sorprese positive dal punto di vista economico. In alcuni casi veramente positive, mentre in altri meno smaccatamente negative. Gli sviluppi del 2018 sono tutt’altro che scontati e i recenti segnali di slancio della crescita potrebbero subire una nuova inversione. Anche se il dollaro non è “economico” su base PPP, non è neanche eccessivamente costoso e diversi elementi possono spingerlo al rialzo.
Quali le conseguenze sul fronte degli investimenti?
Questo articolo rappresentava il terzo blog di tutta una serie in cui abbiamo valutato il fattore trainante dei mercati dei cambi. Cosa dovremmo farne di tutte queste informazioni?
Sotto molteplici aspetti, la complessità dei mercati monetari indica che non ci si dovrebbe fidare eccessivamente delle proprie capacità di prevedere le oscillazioni dei cambi. Per questa ragione molti investitori rimangono ancorati al proprio orientamento, mantenendo lo status quo con posizioni inalterate. Ci preme sottolineare che restare senza copertura, mantenendo lo status quo, significa scommettere sulla persistenza della debolezza del dollaro, per sempre. L’assenza di copertura implica una scommessa monetaria direzionale – mentre la copertura strategica presuppone di mitigare eventuali scommesse direzionali.
WisdomTree suggerisce un programma di copertura dalle oscillazioni dei tassi di cambio per neutralizzare i rischi associati all’esposizione monetaria. La copertura può essere strategica per ridurre il rischio, una copertura al 50% per contenere al minimo i rimpianti, oppure avvenire tramite una strategia di overlay dinamica per aggiungere alpha. Sono tutti programmi ragionevoli – ciò che mettiamo in dubbio è l’assenza totale di copertura sempre e il presupposto che il rischio non venga ricompensato.
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1 Bloomberg, dati dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2015.
2 Ringraziamo Record Currency Management, leader mondiale nel segmento monetario, per i dati analitici offerti a supporto della realizzazione di questa serie di blog.