Il settore bancario in Europa
Il 14 settembre di quest’anno, nello stesso giorno, la Banca centrale europea (BCE) e la Banca d’Inghilterra (BOE) hanno entrambe indetto una riunione. Gli incontri, da cui non è emersa nessuna novità degna di nota, hanno comunque fornito preziose indicazioni per i mercati obbligazionari sia dell’Eurozona che del Regno Unito nel prossimo futuro. Più nello specifico, sembra sia stato ormai definito il quadro della politica monetaria per il resto di quest’anno e l’inizio del 2019.
Iniziamo con la BOE. Dopo il rialzo dei tassi, pari a 25bp durante il meeting precedente di inizio agosto, stavolta non sono stati operati cambiamenti di sorta e anche il programma di acquisto di asset è rimasto invariato. La mancanza di un’ulteriore stretta non è stata certamente una sorpresa, poiché i mercati si aspettavano uno sviluppo di questo tipo.
E in futuro? Nel breve periodo, i policymaker britannici sono sembrati leggermente più ottimisti, con una revisione delle stime di crescita del PIL per il 3° trimestre 2018 in rialzo di 0,1 punti percentuali. Tuttavia, in un’ottica più lungimirante e con uno sguardo rivolto al 2019, questa valutazione ha evidenziato maggiore incertezza nei confronti della Brexit, nonché un possibile aumento dei rischi sul fronte degli scambi commerciali e dei mercati emergenti (EM). In ogni caso, l’attuale orientamento della politica monetaria ritiene ancora necessario protrarre le misure restrittive ed evidenzia come, anche in futuro, ogni rialzo dei tassi dovrà restare “limitato e graduale”.
Ora è il turno della BCE. Ancora una volta nessuna sorpresa neanche in questo caso, poiché è stata confermata la precedente sequenza temporale per il tapering e la fine dell’allentamento quantitativo. Resta inoltre nei piani l’intenzione di mantenere costante il bilancio anche quando finiranno i nuovi acquisti e ciò si otterrà reinvestendo le entrate in scadenza/riscattate dagli investimenti. Nel corso della conferenza stampa che ha seguito la riunione, il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha dichiarato che i policymaker non avevano ancora discusso i dettagli di questa strategia d’investimento. Nota di rilievo, si è ipotizzato che la BCE potrebbe mettere in scena la propria versione dell’Operation Twist della Fed, riciclando le entrate in scadenza su titoli a più lungo termine, ma Draghi non ha menzionato per ora nessun dibattito in tal senso. In altre parole, vi terremo aggiornati.
Come la BOE, anche la BCE ha riconosciuto i rischi del “protezionismo”, vale a dire per gli scambi commerciali, oltre a citare specificatamente Paesi dei Mercati emergenti come la Turchia e l’Argentina. Sono state evidenziate anche questioni di politica fiscale, senza dubbio in riferimento alla saga della spesa pubblica in Italia. Le stime sull’inflazione della BCE sono rimaste perlopiù invariate mentre le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso di 0,1pp sia per quest’anno che per il 2019.
Conclusione
Quindi, quali saranno le ripercussioni sui mercati obbligazionari di Europa e Regno Unito? Draghi ha reiterato la costante esigenza di “stimoli significativi” in futuro per raggiungere gli obiettivi d’inflazione della BCE, mentre la BOE sembra muoversi lentamente in direzione di un rialzo dei tassi tenendo in piedi il programma di acquisto di attivi. In altre parole, entrambe le banche centrali non sembrano avere nessuna fretta di cambiare il corso della politica monetaria nell’immediato adottando un orientamento più da “falco”. Questo aspetto è stato sottolineato dalla BCE che ha preannunciato tassi invariati almeno per tutta l’estate del 2019. Di conseguenza, non sembra probabile un’impennata dei rendimenti dei Bund o dei Gilt in un tale contesto finanziario. Nel frattempo, sull’altra sponda dell’Atlantico, la Federal Reserve probabilmente continuerà a collocarsi alla testa del fronte di normalizzazione della politica monetaria e si prevede un rialzo dei tassi il 26 settembre e poi forse ancora a dicembre.
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