Giappone: andare oltre l’opinione dominante per concentrarsi sui fondamentali
I timori per il commercio globale continuano a suscitare negli investitori perplessità riguardo al Giappone. I mercati giapponesi presentano i livelli di valutazione più bassi degli ultimi 30 anni1, sostenuti dall’accresciuta redditività, da migliori rendimenti del capitale netto e dall’aumento dei margini di profitto2. Un recente articolo di Mike Bird sul Wall Street Journal riassume efficacemente il clima di fiducia e il contesto3.
“Sta succedendo qualcosa di strano con le imprese giapponesi: i profitti sono aumentati (…) Ma gli investitori esteri, in generale, non dimostrano un grande interesse…. Dopo decenni di stagnazione, grazie al programma di rilancio economico voluto dal Primo Ministro Shinzo Abe, chiamato Abenomics, la redditività è tornata a salire. I margini di profitto delle imprese non finanziarie hanno segnato un record del 7,7% nel secondo trimestre. Questo parametro, che mette a confronto gli utili al lordo di interessi e imposte con il fatturato, raramente ha superato il 4% fino a pochi anni fa”.
Per quanto l’andamento dei listini giapponesi tenda di norma a risentire del sentiment macroeconomico globale e delle sorti della valuta nipponica, dietro all’attuale situazione del mercato si celano alcune marcate tendenze sul fronte della governance societaria e della redditività.
Un elemento dell’Abenomics ha riguardato la creazione di nuovi indici azionari che incoraggiassero una maggiore attenzione al rendimento del capitale netto (ROE)4. I dirigenti delle aziende hanno reagito, aumentando sia i dividendi che i riacquisti di azioni e attuando una gestione più oculata della liquidità sui “bilanci gonfiati” (che sono spesso citati come motivo per stare alla larga dai titoli azionari giapponesi).
Per descrivere l’andamento delle valutazioni e dei multipli delle società giapponesi con un orientamento globale, di seguito mi soffermerò su alcuni dei principali attributi fondamentali del WisdomTree Japan Dividend Index (che funge anche da sottostante per il WisdomTree Japan Hedged Equity Index)5:
- Il valore più recente del rapporto prezzo/utili (P/E), a quota 11,8, incorpora uno sconto del 20% rispetto al P/E mediano degli ultimi 12 anni (pari a 13,9). Questi livelli di valutazione sono simili alla depressione registrata durante la crisi finanziaria di 10 anni fa, prima del crollo degli utili.
- In questi 12 anni il P/E ha toccato livelli più bassi per meno del 4% del tempo, il che significa che in questo periodo il Giappone si è collocato della fascia del 96% in termini di convenienza sulla base del rapporto prezzo/utili.
Figura 1: P/E del WisdomTree Japan Dividend Index, escluse le imprese con utili negativi
Fonte: Factset. Dati dal 1° giugno 2006 al 31 agosto 2018. Non è possibile investire direttamente in un indice.
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e il valore di qualsiasi investimento può subire variazioni negative.
Queste valutazioni contenute si registrano a dispetto del miglioramento generalizzato di uno degli indicatori “qualitativi” preferiti da WisdomTree: il rendimento del capitale netto (ROE). Nei 12 anni in cui abbiamo calcolato il ROE per il Japan Dividend Index, questo indicatore non ha mai superato il 10%. Nel 2006, quando l’indice è stato lanciato, era prossimo a tali livelli, ma è poi diminuito bruscamente durante la crisi finanziaria e da allora è tornato lentamente a salire.
A dimostrazione della redditività relativa e della migliore gestione dei bilanci societari, nel 2018 il ROE ha oltrepassato il 10%. Intravediamo inoltre ulteriori margini di miglioramento alla luce dell’aumento generalizzato dei rendimenti per gli azionisti e dei livelli costantemente elevati di liquidità in bilancio, che iniziano a essere distribuiti. Con il Giappone impegnato ad attrarre maggiori capitali a livello globale, una buona amministrazione del capitale dovrebbe continuare a favorire un aumento dei ROE.
Figura 2: ROE del WisdomTree Japan Dividend Index
Fonte: Factset. Dati dal 1° giugno 2006 al 31 agosto 2018. Non è possibile investire direttamente in un indice.
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e il valore di qualsiasi investimento può subire variazioni negative.
A fine agosto il dividend yield del nostro indice era pari al 2,7% e il rendimento netto dei riacquisti (“net buyback yield”) si attestava allo 0,7%, per un totale del 3,4%. Negli ultimi 12 anni questo indicatore ha fatto registrare un valore mediano del 2,9%. In generale, l’aumento significativo di tale indicatore dalla fine del 2012 dimostra che l’andamento delle imprese giapponesi è dettato dall’aumento dei dividendi e dei riacquisti e non solo dal rialzo dei prezzi; anche questo trova riflesso nella diminuzione dei P/E descritta in precedenza.
Figura 3: Rendimento complessivo per gli azionisti del WisdomTree Japan Dividend Index
Fonte: Factset. Dati dal 1° giugno 2006 al 31 agosto 2018. Non è possibile investire direttamente in un indice.
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri e il valore di qualsiasi investimento può subire variazioni negative.
All’inizio del 2018 il mercato giapponese ha subito un calo principalmente a causa del clima di sfiducia generato dai timori commerciali e dall’incertezza associata alla politica statunitense, e non di una diminuzione dei suoi parametri di valore fondamentali. Anche se molti ritengono che il Giappone sarà sempre “una trappola del valore”, noi riscontriamo buoni segnali del fatto che le distribuzioni aziendali favoriscono misure più favorevoli agli azionisti e ravvisiamo un miglioramento dei parametri qualitativi e dei margini.
Il 17 settembre 2018 l’analista Josh Demasi, specializzato nei mercati emergenti, ha pubblicato un tweet che riassume efficacemente la situazione:
'Il Nikkei è affascinante sul piano della componente comportamentale. L’opinione dominante inizia *finalmente* a portarsi in linea con lo stato dei fondamentali.'
Per la maggior parte di quest’anno, l’opinione dominante è stata che il Giappone sarebbe stato penalizzato dalla guerra commerciale e forse dal picco della crescita mondiale e dal rallentamento della Cina. Una possibile conseguenza delle frizioni sino-statunitensi, che non tutti hanno incorporato nei loro modelli, è un miglioramento delle dinamiche commerciali tra Cina e Giappone. Vediamo con favore i titoli giapponesi in quanto opportunità value scarsamente apprezzata e potenzialmente appetibile per gli investitori più contrarian presenti sul mercato.
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Source
1 MSCI. I dati misurano il rapporto prezzo/dividendo (1/dividend yield) dal 31 dicembre 1970 al 31 agosto 2018. Se si esclude il periodo della crisi finanziaria globale del 2008-2009 e una breve fase nel corso del 2012, bisogna risalire al 29 ottobre 1982 per trovare valutazioni delle azioni giapponesi prossime a questi livelli in rapporto ai dividendi. L’universo è l’MSCI Japan Index.
2 Bloomberg, con dati rilevati al 31 agosto 2018.
3 Bird, Mike. “Profits Jump at Japanese Companies but Foreign Investors Don’t Bite.” Wall Street Journal. 9 settembre 2018.
4 Si riferisce al JPX Nikkei 400 Index, i cui componenti, per ottenere l’inclusione, devono evidenziare un elevato rendimento del capitale netto e altri segnali qualitativi di impegno sul fronte di un’efficace corporate governance. I calcoli effettivi di questo indice sono iniziati il 6 gennaio 2014.
5 Factset. Dati rilevati dal 1° giugno 2006 al 31 agosto 2018.