Esposizione sui mercati emergenti: come separare i buoni dai cattivi
![](https://www.wisdomtree.eu/-/media/eu-media-files/blog/refresh-images/abstract-and-landscape/market-boards-and-graphs/market-board-1151x564.jpg?h=564&iar=0&w=1151&sc_lang=it-it&hash=E91781178D7CC74704628A1D61123AA6)
Pionieri delle strategie e della copertura monetaria Modern Alpha™, in WisdomTree siamo da sempre all’avanguardia per ciò che concerne l’offerta agli investitori di esposizioni “più smart”. L’interesse nel discutere le diverse strategie di esposizione sui mercati emergenti si è intensificato. Ciò si verifica in un momento in cui le monete di questi Paesi si trovano sotto pressione a causa di tensioni sul fronte commerciale, sanzioni e svariate altre questioni di carattere macro-economico a livello mondiale.
Tutti i mercati emergenti sono uguali? Esiste un modo per distinguere i Paesi che presentano rischi inferiori e fondamentali migliori da quelli che, al contrario, mostrano rischi superiori e fondamentali peggiori, in considerazione del contesto odierno?
Ripartizione dei mercati emergenti in base agli elementi che li compongono
La maggior parte degli investitori considera i mercati emergenti come un’unica asset class. Tuttavia, i singoli Paesi presentano rischi più alti o più bassi, esattamente come accade in ogni altra regione. Nell’Unione Europea, ad esempio, esistono differenze sostanziali tra l’economia tedesca e quella italiana. Analogamente, sui mercati emergenti, esistono differenze sostanziali tra l’economia indiana e quella brasiliana.
Per questa ragione, quando la minaccia più grande incombe sui mercati emergenti come ora – scambi commerciali e questioni geopolitiche- sentiamo parlare di alcuni Paesi, come la Cina e la Turchia, con molta più frequenza che di altri, come l’India e la Corea del Sud.
Quando a Washington gli esperti esaminano i singoli surplus commerciali probabilmente partono da una versione simile a quella illustrata nel Grafico 1 di cui sotto.
Con un surplus commerciale cinese per oltre 375mldUSD, a Washington appare chiaro che chiudere il 10% del divario complessivo con la Cina sarebbe una vittoria decisamente superiore rispetto a chiudere il 100% del divario con la Malesia, la Corea del Sud o, soprattutto, l’India singolarmente.1
In questo articolo spiegherò che non tutti i titoli azionari cinesi risentono in eguale misura della guerra commerciale, ma gli investitori dovrebbero focalizzarsi sui settori e le società che attingono alla spettacolare crescita interna cinese, come l’IT, sempre più al centro della new economy del Dragone, tenendosi al contempo lontani dalle aziende tradizionali del settore manifatturiero.
Grafico 1: il deficit commerciale degli USA nel 2017 per beni scambiati con grandi partner commerciali dei mercati emergenti
Fonte: US Census Bureau, al 30 giugno 2018.
La valuta è importante
Quando si sviluppa un sentiment negativo sui mercati emergenti in generale, le valute, quasi interamente trainate dalla propensione al rischio globale (e da fattori macro come l’inflazione e i differenziali dei tassi d’interesse) sono di solito le prime a risentire delle reazioni emotive degli investitori. Per contro, i titoli azionari, in parte trainati dalla propensione al rischio globale e in parte dalla crescita dell’economia e degli utili, possono continuare ad andare bene.
Pertanto, le valute dei mercati emergenti tendono a muoversi in gregge, trainate dalla propensione al rischio globale, mentre i titoli azionari possono continuare a differenziarsi dalle monete offrendo rendimenti alternativi.
Il Grafico 2 indica come la rupia indiana in genere si sia mossa di pari passo con le valute di altri mercati emergenti nel corso dell’ultimo trimestre (da quando si sono intensificati i timori riguardanti le guerre commerciali). Al contempo, il segmento azionario indiano (cioè, MSCI India), illustrato nel Grafico 3, ha dimostrato una notevole divergenza rispetto ai titoli azionari dei mercati emergenti (cioè, MSCI Emerging Markets Index). Da notare che la sovraperformance dell’azionario indiano, illustrata nel grafico 3, è addirittura più interessante se si considera che è espressa in dollari USA e che include l’ostacolo del deprezzamento della rupia durante quel periodo.
Grafico 2: performance dell’MSCI Emerging Markets Index sull’esposizione valutaria e della rupia indiana contro il dollaro USA
Fonti: Bloomberg, MSCI. Periodo dal 1° aprile 2018 al 31 agosto 2018.
La performance passata non è indicativa dei risultati futuri e qualunque investimento può perdere di valore. Non è possibile investire direttamente in un indice. La performance dell’Indice non rappresenta la performance reale del fondo o del portafoglio. Un fondo o un portafoglio possono differire significativamente dai titoli inclusi nell’indice. La performance dell’indice presuppone il reinvestimento dei dividendi ma non riflette le commissioni di gestione, i costi di transazione o altre spese che potrebbero essere sostenute da un fondo o da un portafoglio, o le commissioni d’intermediazione sulle transazioni in quote del fondo. Tali spese e commissioni potrebbero penalizzare i rendimenti.
Grafico 3: performance dell’MSCI Emerging Markets Index versus performance dell’MSCI India Index
Fonti: Bloomberg, MSCI. Periodo dal 1° aprile 2018 al 31 agosto 2018.
La performance passata non è indicativa dei risultati futuri e qualunque investimento può perdere di valore. Non è possibile investire direttamente in un indice. La performance dell’Indice non rappresenta la performance reale del fondo o del portafoglio. Un fondo o un portafoglio possono differire significativamente dai titoli inclusi nell’indice. La performance dell’indice presuppone il reinvestimento dei dividendi ma non riflette le commissioni di gestione, i costi di transazione o altre spese che potrebbero essere sostenute da un fondo o da un portafoglio, o le commissioni d’intermediazione sulle transazioni in quote del fondo. Tali spese e commissioni potrebbero penalizzare i rendimenti.
Che cosa ci ha sorpresi riguardo alla performance del segmento azionario dei mercati emergenti quest’anno?
In primo luogo, riteniamo che una semplice esposizione sui mercati emergenti basata sulla capitalizzazione di mercato sia estremamente ingiusta nei confronti dei portafogli degli investitori, poiché li espone a possibili rischi di valorizzazioni più elevate per i titoli azionari.
Abbiamo osservato (così come altri professionisti) il prezzo di un barile di greggio Brent passare da circa 66USD a circa 79USD tra la fine del dicembre 2017 e fine agosto 2018, evoluzione che ha reso il settore energia il più performante dell’MSCI Emerging Markets Index durante il 2018 e fino ad oggi2.
Il WisdomTree Emerging Markets Equity Income Index – che si focalizza sui titoli con alcuni dei rendimenti da dividendi più alti nell’ambito dei mercati emergenti- ha mitigato in gran parte i rischi di ribasso osservati nel 20183:
- WisdomTree Emerging Markets Equity Income Index: -2,09%
- MSCI Emerging Markets Index: -7.18%
I mercati emergenti come asset class sono spesso oggetto di cattiva pubblicità a causa della performance insoddisfacente concentrata in specifici settori, regioni o valute. A mio avviso, gli investitori che cercano attivamente un’esposizione sui mercati emergenti buoni– e evitano l’esposizione su quelli cattivi- possono catturare i tassi di crescita di lungo termine che questi Paesi sono in grado di offrire.
Fonte
1 U.S. Census Bureau, al 30 giugno 2018.
2 Bloomberg, periodo dal 31 dicembre 2017 al 31 agosto 2018.
3 Bloomberg, periodo dal 31 dicembre 2017 al 31 agosto 2018.
Potresti anche essere interessato a leggere…