La recente flessione dei rendimenti obbligazionari dipende dall'inflazione?
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Come si può comprendere il recente aumento del prezzo delle obbligazioni? Nel corso degli ultimi mesi i mercati si sono concentrati sulla ripresa, a livello globale, e sul potenziale cambiamento delle politiche delle banche centrali nel far fronte alle minacce dell'inflazione1 poste da:
1. Riduzione degli output gap
2. Aumento dei prezzi delle materie prime (inclusi petrolio e gas)2
3. Cambiamenti nelle catene di approvvigionamento
Considerando queste tre sfide, le valutazioni dei mercati azionari sembrano allineate con le dinamiche di crescita. Tuttavia, sembrerebbe che i mercati obbligazionari abbiano avuto un approccio diverso nel mese di luglio, caratterizzato dalla flessione del rendimento dei titoli di Stato decennali (cfr. Figura 1). La portata della variazione del rendimento è significativa non solo in relazione al basso livello dei rendimenti assoluti, ma anche perché si è verificata in un breve lasso di tempo.
Figura 1:
Fonte: Bloomberg, al 29 luglio 2021.
Non si può investire direttamente in un indice. La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Da cosa dipende tale incongruenza?
Se da una parte i mercati finanziari si sono concentrati sull'inflazione, dall'altra, il quadro di valutazione del mercato a reddito fisso non l'ha fatto. Le previsioni inflazionistiche dei titoli a reddito fisso sono rimaste relativamente invariate dalla fine del primo trimestre; questo si può evincere dal confronto tra il rendimento di un titolo di Stato specifico a valore nominale e un suo equivalente non soggetto a inflazione. Questo è ciò che in gergo si definisce break-even inflation o inflazione di pareggio (cfr. grafico in basso). Esso mostra la previsione media dell'inflazione nel corso dei prossimi 10 anni.
Figura 2:
Fonte: Bloomberg, al 29 luglio 2021.
Non si può investire direttamente in un indice. La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Il punto chiave è che, utilizzando tale quadro di valutazione, le aspettative inflazionistiche non sono cambiate notevolmente nel recente passato, rispetto alla portata delle variazioni dei rendimenti nominali. Questo vale per i tre mercati obbligazionari presi in considerazione. In sostanza, la recente flessione del rendimento nominale è stata valutata in titoli a tassi di interesse reale.
Per concludere, la recente flessione del rendimento dei titoli non può attribuirsi a una variazione delle previsioni inflazionistiche. La flessione del rendimento reale mostra una rivalutazione delle previsioni di crescita, prevalentemente dovuta a un calo delle dosi di vaccino somministrate giornalmente in alcuni paesi, da una parte, e all'aumento di nuovi casi in altri paesi, dall'altra. Quello che ci si chiede è chi abbia ragione, tra chi investe in azioni e chi in obbligazioni.
Fonti
1 I prezzi al consumo negli USA sono aumentati del 5,4%, rispetto allo scorso anno, a giugno.
2 Le prestazioni delle materie prime hanno registrato il trimestre migliore in dieci anni (https://www.wisdomtree.eu/en-gb/-/media/eu-media-files/other-documents/research/commodity-monthly-monitor/2021,-d-,07_commodity-monthly-monitor.pdf?elqTrackId=93937f5db9fb4044a383441573cd545a&elq=db1b080e6ef1408d9babe9a870bb3e5b&elqaid=9935&elqat=1&elqCampaignId=5811)