WisdomTree Commodity Outlook - Il Rinascimento delle commodity
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Il nostro outlook sulle commodity per il prossimo anno dipenderà principalmente da tre fattori:
1. Un contesto inflazionistico più elevato rispetto agli ultimi decenni.
2. Un aumento strutturale della domanda di materie prime, trainato da un boom delle infrastrutture.
3. Una rinnovata attenzione all’ambiente che farà salire la domanda per determinate materie prime e, allo stesso tempo, presenterà delle sfide in termini di crescita dell’offerta.
Anche se ne abbiamo già parlato negli ultimi nove mesi e nessuno dei driver di cui sopra rappresenta una novità, in questo outlook intendiamo proporre un aggiornamento sui progressi di ciascuno di essi.
Reflazione
Sebbene già da tempo si parli di aumento dell’inflazione, il mercato sembra essere stato colto di sorpresa. La figura 1 mostra un Inflation Surprise Index, illustra cioè in che misura l’inflazione reale si sia rivelata superiore a quella prevista dal mercato. Per gli Stati Uniti, l’ultimo dato è al picco della serie. Anche se probabilmente in passato l’Area Euro ha assistito a sorprese ben più grandi, l’indice tende certamente al rialzo. A livello globale, infatti, si attesta appena al di sotto del massimo storico raggiunto nel 2008 e potrebbe toccare un nuovo picco nei prossimi mesi.
Inflazione più alta più a lungo
A nostro avviso, il mantra che le banche centrali recitano da tempo circa la transitorietà del quadro inflazionistico elevato risulta sempre meno credibile. Tuttavia, allo stesso tempo, pensiamo che la maggior parte delle banche centrali non sarà in grado di affrontare le cause profonde dell’inflazione attraverso la sola politica monetaria. Gli shock sul lato dell’offerta sono responsabili di gran parte delle pressioni inflazionistiche odierne e l’irrigidimento della politica monetaria, che potrebbe sia ridimensionare i programmi di acquisto di bond che rialzare i tassi d’interesse, farà ben poco per affrontare i colli di bottiglia dell’offerta che stanno facendo salire i prezzi. L’irrigidimento della politica monetaria può smorzare la domanda portandola ad un livello corrispondente all’offerta limitata ma riteniamo sia difficile giustificare una recessione semplicemente per soddisfare alla lettera un mandato d’inflazione. In sintesi, i mercati finanziari, le imprese, i consumatori potrebbero doversi abituare ad un’inflazione più alta finché la stretta sul fronte dell’offerta non sarà sotto controllo. Poiché molte delle difficoltà di approvvigionamento s’intrecciano con le interruzioni correlate alla pandemia di Covid-19, la questione potrebbe restare insoluta fino a quando le problematiche imputabili al virus non verranno risolte su scala mondiale. Potrebbe volerci del tempo.
Gli investitori che intendono proteggersi dall’inflazione elevata, in particolare da quella inattesa, dovrebbero considerare le commodity. Che si tratti dell’interruzione nell’operatività dei gasdotti con conseguente aumento del prezzo della benzina oppure di fenomeni di siccità con conseguente aumento del prezzo dei prodotti alimentari, sono molte le materie prime i cui prezzi reagiranno, offrendo una copertura naturale alle crescenti pressioni avvertite nel paniere dei consumi.
Il dado dell’inflazione è tratto?
Al di là dell’inflazione provocata dallo shock dell’offerta, riteniamo che esistano anche altre pressioni inflazionistiche. Per i simpatizzanti di Milton Friedman, secondo cui “l’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario”1, la figura 2 qui di seguito dovrebbe rappresentare motivo di riflessione. L’inflazione ha spesso seguito con un certo ritardo la crescita degli aggregati monetari. La crescita dell’aggregato monetario M2 nel 2020 e nel 2021 è stata particolarmente allettante ed è difficile immaginare un mondo in cui ciò non generi una qualche forma di pressione inflazionistica. I critici spesso citano il periodo 2009-2012, in cui si sono verificati un paio di picchi nella crescita monetaria senza alcun aumento dell’inflazione ad essi correlato. Tuttavia, quello è stato un periodo durante la crisi finanziaria globale e la crisi sovrana europea, in cui il sistema bancario versava in gravi difficoltà e, nonostante le banche centrali emettessero parecchia liquidità, le banche commerciali la accantonavano nelle riserve presso la banca centrale. Oggi non è in atto quel genere di fenomeno. Le banche commerciali superano a pieni voti gli stress test e non ci aspettiamo la stessa interruzione nell’erogazione di credito come osservato negli anni 2009-2012. Anche se le banche centrali decidessero d’irrigidire la politica monetaria nel prossimo futuro, l’inflazione potrebbe rimanere elevata poiché il suo andamento reagisce alla crescita monetaria già avvenuta.
Fonte: WisdomTree, Bloomberg. Bloomberg Commodity Total Return (Indice BCOMTR) basato sul prezzo delle commodity, inflazione CPI statunitense, da marzo 1972 a luglio 2021.
Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri e qualunque investimento può scendere di valore.
Boom delle infrastrutture
A seguito della pandemia di Covid-19, si è rafforzata la volontà politica di sostenere progetti infrastrutturali. In Europa, è stato dedicato un budget per la ripresa vicino ai 2,018 trilioni di euro2 a prezzi correnti. Oltre il 50% del budget servirà a sostenere la modernizzazione attraverso la ricerca e l’innovazione, clima e transizioni digitali eque, nonché lo sviluppo per prepararsi a eventuali emergenze sanitarie future. Tutte queste iniziative richiederanno una qualche forma di miglioramento delle infrastrutture.
Negli Stati Uniti, il Senato ha appena approvato un disegno di legge per le infrastrutture del valore di 1 trilione di dollari3. Sebbene in forma annacquata rispetto al progetto originale da 2 trilioni di dollari della Casa Bianca, l’approvazione ha trovato insolitamente un consenso bipartisan. La figura 3 evidenzia alcune delle iniziative infrastrutturali contenute nel disegno. A nostro avviso, tale sviluppo agirà da forte catalizzatore per la domanda di materie prime negli USA.
In Cina, sebbene il governo federale stia cercando di rallentare lo stimolo e frenare proattivamente i prezzi delle materie prime, i governi locali hanno raccolto oltre 4,5 trilioni di RMB di debito nel 2020, principalmente in obbligazioni SPB (Special Purpose Bond). Storicamente, oltre l’80% dei finanziamenti SPB è allocato su progetti infrastrutturali4.
I progetti infrastrutturali sono ad alta intensità di commodity e, solitamente, durano a lungo. Pertanto, l’impatto sui mercati delle materie prime può protrarsi oltre un tipico ciclo economico.
Fonte: https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/06/24/fact-sheet-president-biden-announces-support-for-the-bipartisan-infrastructure-framework/
Focus sull’ambiente
La maggior parte dei Paesi del mondo ha firmato l’Accordo di Parigi per limitare l’aumento della temperatura a soli 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Nei prossimi decenni, pensiamo che i governi daranno più aggressivamente seguito alle parole con i fatti. Dopotutto, hanno firmato un trattato internazionale legalmente vincolante. I progressi finora osservati dalla firma dell’accordo nel 2015 sembrano insufficienti per raggiungere l’obiettivo. La recente valutazione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dipinge un quadro disastroso delle ipotetiche conseguenze di un mancato raggiungimento dell’obiettivo5. Ben poco nel rapporto dell’IPCC indica che si stia andando nella giusta direzione. In altre parole, i governi dovranno raddoppiare gli sforzi.
Transizione energetica
Riteniamo che avverrà una transizione energetica, in cui i consumi si sposteranno rapidamente dagli idrocarburi, che producono molte emissioni di gas serra, alle fonti di energia rinnovabile. Tutti i materiali che supportano l’energia rinnovabile e le tecnologie che ne consentono l’uso pratico, come ad esempio le batterie, saranno maggiormente richiesti. L’elettrificazione del trasporto su strada rafforzerà questo trend. Nei mercati delle commodity tale sviluppo sarà decisamente favorevole ai metalli di base, tra cui il rame, il nichel, l’alluminio e lo stagno. È probabile che anche l’elettrificazione dei nostri sistemi energetici sia di supporto all’argento, dato l’impiego di questo metallo nei pannelli solari, e al platino, dato il suo ruolo nell’economia dell’idrogeno.
Fonte: WisdomTree.
La sfida dell’offerta
E’ piuttosto chiaro che alcune materie prime saranno indispensabili per garantire il progresso della transizione energetica; che la loro produzione sia sufficiente è invece un aspetto meno chiaro. Negli ultimi anni, gli investimenti in conto capitale nel settore minerario sono stati lenti. Tenendo presente le lunghe tempistiche tra l’inizio degli investimenti e l’aumento della produzione in una miniera, sul fronte dell’offerta potrebbero esserci degli ostacoli nel medio termine.
Fonte: WisdomTree, Bloomberg. 1°T 1996 – 2°T 2021.
Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri e qualunque investimento può scendere di valore.
Inoltre, una rinnovata attenzione alle ripercussioni sull’ambiente spingerà le aziende del settore minerario ad adottare pratiche maggiormente eco-friendly: una gestione più attenta dei residui, l’abolizione delle attività di estrazione in aree ecologicamente sensibili, la riduzione delle emissioni di gas serra nel processo produttivo. Tutti questi sviluppi positivi renderanno l’industria più sostenibile. Tuttavia, potremmo scoprire che, mentre il settore opera questa correzione, l’attività subisce un rallentamento.
Il giro di vite della Cina dall’inizio dell’anno sull’industria dell’alluminio, che dipende fortemente dal carbone per il fabbisogno energetico, è un esempio delle pressioni sull’offerta derivanti da politiche ambientali più severe. Poiché la Cina è il più grande produttore mondiale di alluminio, l’offerta di questo metallo potrebbe risultare insufficiente per anni a soddisfare le sue esigenze energetiche, durante la fase di transizione dell’industria verso alternative più pulite.
Conclusioni
Le materie prime sono entrate in un ciclo rialzista nel 2020, quando il mercato ha avviato la ripresa dopo il forte calo all’inizio della pandemia. Tuttavia, i persistenti effetti del Covid-19 stanno ancora ostacolando le catene dell’offerta e aumentando l’inflazione, sommandosi ai tradizionali fattori d’inflazione dovuti all’eccesso di domanda. Le commodity rappresentano una copertura contro l’inflazione e generalmente sono destinate a prosperare, soprattutto sulla scia delle generose disponibilità monetarie già presenti nel sistema. Anche se il catalizzatore d’inflazione svanisce con il passaggio al ciclo economico successivo, il boom nel settore delle infrastrutture e la transizione energetica probabilmente spingeranno al rialzo molte materie prime negli anni a venire.
Fonti
1 Milton Friedman, Inflation Causes and Consequences, Asian Publishing House, 1963.
2 https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_en#main-elements-of-the-agreement
3 https://www.reuters.com/world/us/us-senate-poised-pass-1-trillion-infrastructure-bill-debate-35-trillion-budget-2021-08-10/
4 Fonte: Moody’s Investors Service China Sub-Sovereign Monitor, febbraio 2021.
5 Si veda il Sixth Assessment Report dell’IPCC, luglio 2021: https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/#TS