Benvenuti nel metaverso
L’idea di un metaverso non è nuova: ciò che è nuovo è quanto siano ormai divenuti labili i confini tra il mondo fisico e quello virtuale. Questo cambiamento nello stile di vita della gente offre immense opportunità, come indica il fatto che Facebook, una delle aziende più grandi al mondo, abbia deciso di cambiare nome in Meta; gli asset digitali rappresentano una parte importante di queste opportunità.
Un’idea presente da decenni
Il termine “metaverso” è stato coniato da Neal Stephenson nel suo libro del 1992 “Snow Crash”, che non può mancare nella biblioteca di qualsiasi geek; la sua trama ruota attorno a un futuro post-apocalittico in cui l’iperinflazione ha minato il valore del dollaro statunitense a un punto tale che la gente preferisce utilizzare monete alternative come lo yen o il “Kongbucks”. Per sottrarsi a quest’incubo distopico, le persone si rifugiano in una realtà virtuale - il metaverso - e interagiscono tra loro utilizzando degli avatar1. Se questo vi suona familiare, è perché idee simili sono già state esplorate nei film Matrix e, più recentemente, Ready Player One.
Esistono già tantissimi metaversi, come ben sanno gli appassionati di videogiochi: Second Life è stato uno dei tentativi di maggior successo di creare quel che oggi viene chiamato metaverso; aveva una propria valuta fluttuante, il Linden Dollar, che si poteva convertire in dollari USA a un tasso di cambio medio di circa 250 LD = 1 USD2. Ciascuno di questi mondi virtuali ha il suo prodotto interno lordo, perché nel gioco i loro abitanti producono beni e svolgono attività cui è attribuibile un valore monetario. Nel 2015 il PIL (prodotto interno lordo) dell’economia di Second Life era stimato in circa 500 milioni di dollari3.
L'avvento degli asset e delle monete digitali come il bitcoin ha inaugurato una nuova fase di questo processo di cambiamento tecnologico: ne è un esempio The Sandbox (una sorta di incrocio tra Runescape e Minecraft) in cui il criptotoken nativo (SAND) vanta attualmente una capitalizzazione di mercato equivalente a circa 2 miliardi di USD4. In un altro mondo virtuale, Decentraland, si utilizza un token (MANA) la cui capitalizzazione di mercato è valutata a 4,4 miliardi di USD5.
In passato si pensava tendenzialmente, a livello concettuale, che esistessero una realtà fisica (lo “spazio della carne”) e una realtà virtuale. Ci si riferiva a Internet con l’espressione “autostrada informatica” e alle interazioni su Internet con la parola “ciberspazio”. Tutti questi termini testimoniano i vari tentativi delle persone di prendere dimestichezza con le nuove tecnologie e di come queste ultime cambino il modo di vivere della gente. Parole come queste si usano con minore frequenza man mano che una nuova tecnologia, nel caso in questione Internet, fa ormai “parte dell’arredamento”6 e la gente fa sempre più cose tramite Internet. Per esempio, non si parla più di “commercio elettronico” o di "e-commerce” quando si compra qualcosa su Amazon, bensì semplicemente di “shopping”.
Da qualche tempo a questa parte, i confini tra lo spazio della carne e lo spazio virtuale sono sempre più labili: difatti è da un bel pezzo che vi trovate nel metaverso (anzi, nei metaversi), anche se non ve ne siete accorti. Circa un decennio fa ho definito questo processo “virtualizzazione del mondo”7; è importante osservare che nel decennio in corso è cambiato qualcosa di fondamentale: solo negli ultimi anni, nei paesi industrializzati, la maggioranza delle persone (ossia più del 50%) non ricorda come fosse la vita prima di Internet. Questi cambiamenti demografici continueranno a prodursi, soprattutto nei paesi in cui gli smartphone sono ovunque e la popolazione è più giovane.
Ritorno a(lla) Meta
Sorge spontanea una domanda: quale sarà la valuta nel metaverso di Mark Zuckerberg? Da anni Facebook tenta di sviluppare e lanciare la propria moneta digitale, un tempo chiamata “Libra” e ora “Diem”8. Un modo per stimolare l’adozione di questa valuta digitale potrebbe essere la sua trasformazione in una moneta di riserva all’interno di Meta. Se la realtà fisica e quella virtuale si fondono, allora Diem può entrare rapidamente nell’uso comune e diventare così accessibile e utilizzabile accanto ad altre valute esistenti (ad esempio USD, JPY, EUR, ecc.).
Se questa visione monolitica del metaverso di Mark Zuckerberg vi fa sentire a disagio, sarete lieti di sapere che sarà estremamente improbabile che un’unica azienda sia in grado di costruire, gestire e includere o escludere tutti gli altri mondi virtuali. Lo scenario più verosimile è costituito da un insieme di metaversi differenti che si avvalgono di protocolli interoperabili e software open source. Jack Dorsey l’ha realizzato con Twitter, che sta integrando “wallet” open source di bitcoin nei profili degli utenti9. Amazon sta cercando un direttore che aiuti i clienti di alto livello a “trasformare la modalità con cui effettuano operazioni con asset digitali (...), dalla determinazione dei prezzi all’esecuzione, al pagamento e alla custodia”10. La ricerca di questo ruolo lascia presagire che altre aziende della lista Fortune 500 seguiranno questa tendenza.
Fonti
1 https://it.wikipedia.org/wiki/Snow_Crash
2 https://www.investopedia.com/terms/l/linden-dollar.asp
3 https://www.hypergridbusiness.com/2015/11/second-life-gdp-totals-500-million/
4 https://www.coingecko.com/en/coins/the-sandbox
5 https://www.coingecko.com/en/coins/decentraland
6 https://www.collinsdictionary.com/dictionary/english/part-of-the-furniture
7 https://bennydean.com/post/96921781828/the-virtualisation-of-the-world-advertising-and-the
8 https://it.wikipedia.org/wiki/Diem_(criptovaluta)
9 https://blog.twitter.com/en_us/topics/product/2021/bringing-tips-to-everyone
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