Asset difensivi: oro, un prezioso alleato nella lotta contro i ribassi azionari
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Questo è il sesto post della nostra serie sugli asset difensivi: "L’offensiva fa vincere le partite ma la difesa fa vincere i campionati".
Nelle puntate precedenti di questa serie di post abbiamo evidenziato il comportamento difensivo dei titoli di qualità con rendimenti da dividendi elevati, dei titoli di Stato a lunga durata e delle valute rifugio in qualità di asset e di copertura nei confronti di altre asset class. Le ultime settimane hanno messo alla prova i portafogli degli investitori e il minimo che possiamo dire è che questi asset difensivi se la sono cavata molto bene: mentre i titoli azionari globali (MSCI World net TR) hanno perso il 17,91% rispetto ai picchi più recenti tra il 12 febbraio e il 9 marzo, i titoli di Stato a lunga durata (rappresentati dal Bloomberg Barclays US Treasury 10+) hanno reso un incredibile +21,99%. Nello stesso periodo, lo yen giapponese ha guadagnato il 7,54% nei confronti del dollaro USA e i titoli di alta qualità (rappresentati dal WisdomTree Global Quality Dividend Growth net TR) hanno ammortizzato la caduta, perdendo il 15,73% e superando perciò il mercato del 2,27%1.
Questa settimana il nostro viaggio ci porta a conoscere una quarta asset class: le materie prime. Usando il nostro quadro difensivo, valuteremo il modo in cui singole materie prime o i relativi settori reagiscono alla flessione del mercato azionario. In particolare evidenzieremo come:
- metalli preziosi come l’oro siano potenzialmente in grado di diversificare un portafoglio e conferirgli difensività, oltre ad agire da copertura contro l’inflazione in caso di rialzo; L’oro è salito del 6,96% dal 12 febbraio al 3 marzo 2020;
- le materie prime diversificate potrebbero rappresentare un elemento di diversificazione in un portafoglio multi-asset.
Nel seguito analizzeremo i benchmark tradizionali per le materie prime che si servono di contratti futures “front month” per investire nelle diverse commodity dell’universo (materie prime in generale o settori di materie prime). La sola eccezione è costituita dai metalli preziosi, se consideriamo gli investimenti fisici (per esempio lingotti custoditi nei caveau, nel caso dell’oro). Le commodity ottimizzate sono destinate a rappresentare uno “smart beta” per le materie prime in cui la strategia può investire ulteriormente lungo la curva (ossia non sempre nel future “front month”) per migliorare il roll yield (rendimento al rinnovo) disponibile e realizzare nel contempo rendimenti spot e da collaterale di entità analoga. Per maggiori informazioni su questo argomento visitate il nostro sito web. Queste strategie hanno storicamente registrato grandi sovraperformance nel tempo, pur mantenendo molto elevata la correlazione con il benchmark.
I metalli preziosi spiccano tra le materie prime
Il nostro quadro si concentra su 4 caratteristiche: riduzione del rischio, asimmetria dei rendimenti, diversificazione e valutazione. A cominciare dalla protezione dai ribassi nella figura 1, è abbastanza evidente che le materie prime diversificate e la maggior parte dei settori delle materie prime hanno una natura ciclica. Nel complesso le commodity ottimizzate vanno meglio del benchmark tradizionale, ma a distinguersi, tra gli asset difensivi, sono i metalli preziosi e in particolare l’oro, che ha registrato una performance positiva in 5 periodi di ribasso su 6, realizzando in media il 14,4% all'anno. Valutando questo risultato in prospettiva, nei 6 periodi considerati le azioni europee hanno conseguito un -35,2%, i titoli a volatilità minima un -17,8%, il contante un +2,8%, i titoli di Stato in EUR con rating AAA un 8,4% e i titoli di Stato in USD un 11,3%2.
Vale la pena notare, tuttavia, che anche l'energia può offrire una certa protezione dai ribassi quando le perdite azionarie sono la conseguenza di shock esterni come le incertezze di carattere geopolitico. In tali casi l’energia e il petrolio, in particolare, tendono a reagire positivamente fornendo una certa protezione in linea con l’oro.
Passando ad analizzare la performance dei metalli preziosi nei periodi di ribasso, osserviamo nella figura 2 che, nei 10 trimestri peggiori per le azioni europee degli ultimi 20 anni, in 7 trimestri (ossia nel 70% dei casi) l’oro ha messo a segno una performance positiva, superando del 19% in media le azioni in quei trimestri. L'argento fornisce risultati più contrastanti, pur sovraperformando le azioni del 14% in media. Benché, durante l’intero periodo, le materie prime non abbiano ottenuto un rendimento positivo, in 8 dei 10 periodi in esame hanno superato i mercati azionari dell’8% in media, dimostrando di essere un potente elemento di diversificazione. Le commodity ottimizzate sono andate anche meglio, sovraperformando i titoli azionari del 9,6% in media per trimestre.
Materie prime: elemento di diversificazione per eccellenza
Di fatto, in un periodo mobile di 3 anni la correlazione tra materie prime e azioni resta costantemente al di sotto del 50%, con lunghi periodi in cui essa è nulla o addirittura negativa. Dal mero punto di vista della costruzione del portafoglio, questo è un dato molto esaltante perché ci mostra come le commodity rappresentino un elemento di diversificazione che può contribuire a ridurre la volatilità complessiva del portafoglio.
Oro: uno strumento prezioso per costruire portafogli difensivi
Anche da una prospettiva maggiormente macroeconomica, considerando la performance delle materie prime tra un ciclo economico e l’altro, è palese che i metalli preziosi offrono una protezione in tempi di rallentamento economico o di recessione. Nella figura 3 abbiamo suddiviso gli ultimi 20 anni in 4 tipi di periodi utilizzando il Composite Leading indicator (“CLI”) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (“OCSE”). Il CLI è stato elaborato in modo da scendere qualche mese prima che l’economia cominci a rallentare e in modo da salire prima che l’economia riparta. Perciò, ad esempio, un forte calo del CLI indica generalmente un probabile ribasso dei mercati azionari.
Le commodity ottimizzate si sono comportate molto bene rispetto alle commodity “front month”, riducendo considerevolmente il ribasso in condizioni economiche negative e migliorando la loro quotazione in quelle positive. Vale inoltre la pena notare il livello di performance delle materie prime e delle commodity ottimizzate in presenza di forti segnali economici; ciò è dovuto alle proprietà ampiamente documentate delle materie prime come copertura dall’inflazione.
I metalli preziosi vantano un profilo molto solido e versatile, specialmente nel caso dell’oro.
È interessante notare che l’oro ha realizzato ottime performance nell’ambito di scenari economici negativi o molto negativi, cavandosela molto bene anche in periodi di forte ripresa economica grazie alle sue caratteristiche di copertura nei confronti dell’inflazione. Per questo l’oro è un asset abbastanza asimmetrico che, oltre a realizzare performance nettamente positive nei periodi di difficoltà economica, ottiene ottimi risultati anche nelle fasi di robusto apprezzamento e quando è prevista una crescita dei rendimenti; pure l’argento, al pari del palladio e del platino, offre un guadagno interessante, comportandosi in parte come un metallo prezioso e in parte come un metallo industriale: nei periodi in cui l’economia è solida trae vantaggio dal fatto di essere impiegato nell’industria e si comporta in modo più pro-ciclico rispetto all’oro, ma nelle fasi di contrazione del mercato beneficia del suo status di metallo prezioso e offre una certa protezione.
Con questo siamo arrivati al quarto pilastro del nostro quadro: la valutazione. WisdomTree ha pubblicato le sue prospettive trimestrali per l’oro nel gennaio 2020, mostrando una serie di scenari relativi al metallo per l’anno in corso. Nell’articolo “Oro: come valutiamo questo metallo prezioso”, descriviamo l’andamento dell’oro nel passato. A differenza di altre materie prime, per le quali l’equilibrio tra la domanda e l’offerta fisiche influisce sul prezzo, l’oro presenta un andamento più simile a quello di una pseudo-moneta, essendo trainato da variabili più macroeconomiche come il contesto dei tassi d’interesse, l’inflazione, i tassi di cambio e il sentiment. La descrizione del suo andamento nel passato ci permette di tracciare una proiezione futura della sua quotazione (presupponendo che mantenga un comportamento coerente) utilizzando un modello interno. Nelle ultime settimane, dato il brusco aumento della volatilità per molti mercati degli asset e l’intervento decisivo di alcune banche centrali nel mondo, abbiamo percorso una strada simile allo scenario rialzista presentato nelle nostre prospettive del gennaio 2020, secondo il quale i prezzi dell’oro avrebbero superato i 2.000 USD l’oncia entro la fine dell’anno. In tale scenario, la Federal Reserve statunitense avrebbe adottato una politica di allentamento monetario (che è stata già avviata), in seguito a cui i rendimenti dei titoli di Stato sarebbero scesi al di sotto dei livelli del dicembre 2019 (tali rendimenti hanno già segnato il nuovo minimo storico dello 0,35% il 10 marzo 2020). In base a questo scenario l’inflazione sarebbe salita al 2,5% (dato in linea con quello effettivo del gennaio 2020); infine, le posizioni speculative nei futures sull’oro sarebbero rimaste su livelli elevati per tutto il corso dell’anno (350.000 contratti long netti). Nel febbraio 2020 le posizioni speculative hanno messo a segno nuovi picchi da record (388.000) e, mentre scriviamo (10 marzo 2020), restano al di sopra dei 350.000 contratti. È bene ricordare che, se lo shock attuale che stiamo attraversando fosse temporaneo, potremmo assistere a un’inversione dei recenti tagli dei tassi d’interesse, i rendimenti dei titoli di Stato potrebbero salire al 2% e le posizioni speculative in futures sull’oro potrebbero tornare a livelli più normali (circa 120.000 contratti). Questo era lo scenario di riferimento che abbiamo illustrato a gennaio, in cui l’oro avrebbe concluso l’anno a 1.640 USD l’oncia. Il ribasso rispetto ai livelli attuali risulterebbe dunque lievemente ridotto (nel momento in cui scriviamo l’oro viene scambiato a 1.650 USD l'oncia) anche se la realtà ricalcasse lo scenario di riferimento.
Con questo si conclude la nostra ampia panoramica di 6 settimane sugli asset difensivi "naturali" delle 4 asset class principali. La prossima settimana cominceremo ad occuparci della costruzione del portafoglio e delle diverse idee per progettare portafogli difensivi e versatili.
Le azioni europee sono rappresentate dallo STOXX Europe 600 net total return index. Le commodity diversificate sono rappresentate dal Bloomberg Commodity Total Return Index. Le commodity ottimizzate sono rappresentate dall’Optimized Roll Commodity Total Return Index. L’energia è rappresentata dal Bloomberg Energy subindex Total Return Index. I metalli preziosi sono rappresentati dal Bloomberg Precious Metals subindex Total Return Index. I metalli industriali sono rappresentati dal Bloomberg Industrial Metals subindex Total Return Index. Il bestiame è rappresentato dal Bloomberg Livestock subindex Total Return Index. Le soft commodities sono rappresentate dal Bloomberg Softs subindex Total Return Index. I cereali sono rappresentati dal Bloomberg Grains subindex Total Return Index. L'oro è rappresentato dall'LBMA Gold Price PM index. L’argento è rappresentato dall'LBMA Silver Price index.
Fonti
1 WisdomTree, Bloomberg. In EUR.
2 WisdomTree, Bloomberg. In EUR. Le azioni europee sono rappresentate dallo STOXX Europe 600 net total return index. Min Vol (volatilità minima) è rappresentata dall'MSCI World Min Volatility net total return index. I contanti in euro sono rappresentati da una serie di benchmark Eonia composti giornalmente. I titoli di Stato in EUR con rating AAA sono rappresentati dal Bloomberg Barclays EUR Aggregate Treasury AAA total return index. I titoli di Stato in USD sono rappresentati dal Bloomberg Barclays USD Treasury total return index.
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