Il pacchetto legislativo “Pronti per il 55%”: un approccio più determinato, approfondito e rapido per il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE
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Il sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’Unione europea (ETS), ossia il mercato europeo per scambiare le quote di emissioni di carbonio e la soluzione dell’UE ai cambiamenti climatici basata su criteri di mercato, rappresenta già la punta di diamante della strategia dell’Unione per il contenimento dei cambiamenti climatici1. Nel giugno 2021 l’UE ha adottato una legge europea sul clima, che ha fissato l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra (GES) nell’Unione entro il 2050 e ha definito un traguardo intermedio che consiste nel ridurre le emissioni di GES di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Il pacchetto “Pronti per il 55%” è costituito da una serie di proposte strategiche della Commissione europea volte a conseguire questo traguardo di riduzione del 55%. Secondo le previsioni dell’UE, le emissioni di GES si ridurrebbero solo del 40% in mancanza di questo pacchetto legislativo, che è stato annunciato nel luglio 2021 e sarà oggetto di negoziati intensi e complessi tra le istituzioni legislative dell'UE (il Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i governi nazionali, e il Parlamento europeo) per gran parte del 2022. Inoltre, potrebbe incidere sul suo contenuto definitivo la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici (COP 26), in programma a Glasgow per il prossimo novembre.
In questo approfondimento ci occuperemo degli aspetti principali del pacchetto proposto.
Un approccio più determinato per ridurre ulteriormente il tetto per le emissioni di GES.
Il massimale per le emissioni di gas a effetto serra previsto dall’EU ETS scende ogni anno di una quantità prestabilita (le emissioni dovrebbero ridursi di anno in anno). Questo cosiddetto fattore di riduzione lineare era dell’1,74% nella fase 3 (2013-2020) ed è stato aumentato al 2,2% nella fase 4 (2021-2030). La proposta intende portare tale fattore al 4,2% per tagliare entro il 2030 le emissioni del sistema EU ETS del 61% rispetto ai livelli del 2005, ossia di circa 18 punti percentuali in più rispetto all’obiettivo previsto dalle norme vigenti. La Commissione europea propone inoltre una “riduzione una tantum” del tetto di 117 milioni di quote di emissioni di carbonio2, vendibili all'asta, per correggere la traiettoria del mercato negli anni che precederanno l’incremento del fattore di riduzione lineare.
Un approccio più approfondito: allargare il sistema ETS ad altri settori
Nell’attuale EU ETS rientrano solo le imprese produttrici di energia, gli impianti industriali che producono emissioni e il settore del trasporto aereo con i voli interni all’UE. Nel complesso, solo il 41% dei GES è coperto dal sistema ETS. La proposta "Pronti per il 55%” intende estendere questa copertura ai settori del trasporto marittimo, del trasporto stradale e dell’edilizia, prevedendo l’inclusione delle emissioni generate dal trasporto marittimo nell’EU ETS esistente, mentre quelle derivanti da carburanti utilizzati nel trasporto stradale e nell’edilizia saranno coperte da un sistema distinto di scambio delle quote di emissioni. L’allargamento a questi altri settori dovrebbe diventare operativo entro il 2025/2026.
Un approccio più rapido: utilizzare il Fondo per la modernizzazione e il Fondo per l’innovazione per accelerare la decarbonizzazione
La Commissione europea sta inoltre chiedendo di apportare modifiche al Fondo per la modernizzazione, che contribuisce a modernizzare il settore energetico negli Stati membri più poveri, utilizzando una piccola percentuale dei proventi delle aste dell'EU ETS. Il Fondo per l’innovazione, ideato per “sostenere innovazioni pionieristiche miranti a raggiungere la neutralità climatica” con i proventi della vendita di 450 milioni di quote di emissioni di carbonio del sistema EU ETS, verrebbe integrato rispettivamente da altri 50 e 150 milioni di quote dell’ETS basato sulle emissioni prodotte dal trasporto stradale e dagli edifici.
E le proposte non finiscono qui...
Contro la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio: il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere
La rilocalizzazione delle emissioni è da sempre un problema per l’Unione europea. Se i costi operativi di un'azienda nell’UE diventassero troppo elevati, le imprese mobili a livello internazionale si trasferirebbero fuori dall’Unione per poi riesportarvi i loro prodotti; continuerebbero a produrre i gas a effetto serra che emettono nell’atmosfera, ma lo farebbero al di fuori della giurisdizione dell’UE. Data la natura globale delle emissioni, l’Unione europea risentirebbe comunque dei cambiamenti climatici derivanti da queste emissioni fuoriuscite; un modo con cui ha storicamente affrontato questo problema era quello di assegnare gratuitamente quote di emissioni a società mobili a livello internazionale. Ora, invece, sta proponendo l’adozione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM - Carbon Border Adjustment Mechanism), un’imposta per le aziende che esportano i loro prodotti nell’UE, per garantire condizioni di parità. Per esempio, se un produttore di acciaio proveniente da un paese terzo tentasse di vendere i suoi prodotti nell’UE, si confronterebbe con la stessa struttura dei costi di un concorrente che opera nell’Unione europea. Con questo meccanismo di adeguamento, la Commissione europea non dovrebbe più assegnare gratuitamente quote di emissioni; di conseguenza, con l’introduzione graduale del CBAM, le assegnazioni gratuite verrebbero progressivamente eliminate. Le entrate supplementari provenienti da tale meccanismo potrebbero contribuire all’innovazione, alla modernizzazione e alla ridistribuzione sociale, affinché non vengano svantaggiate le famiglie più povere che potrebbero trovarsi a dover sostenere costi di consumo più elevati (supponendo che le aziende trasferiscano i costi sui consumatori).
Un approccio più determinato, approfondito e rapido potrebbe imprimere un forte slancio ai prezzi del carbonio
Abbiamo analizzato più sopra alcune modifiche all’ETS dell’Unione europea, ma questo non è un elenco esaustivo e discuteremo altre misure nei prossimi articoli. Tuttavia, ciò che vogliamo evidenziare qui è che l’UE si è impegnata con determinazione a conseguire gli obiettivi climatici giuridicamente vincolanti e sta cercando di mettere in atto gli strumenti politici per raggiungerli. L’approccio più determinato, approfondito e rapido adottato per il sistema ETS mostra che l’UE intende promuovere maggiormente questa soluzione ai cambiamenti climatici fondata su criteri di mercato. Crediamo che la limitazione delle quote e l’allargamento ad altri settori (e un conseguente incremento della domanda di quote) possano costituire una “ricetta” per l’aumento dei prezzi delle quote di emissioni dell’UE. Il prezzo dei future sulle quote di emissioni dell’UE è già salito a 58 EUR/tonnellata equivalente di CO23 contro i 23 EUR/tCO2e registrati alla fine di ottobre 2020. Se il pacchetto legislativo verrà approvato integralmente, potrebbe verificarsi un ulteriore rialzo.
Sources
1 Per informazioni generali, cfr. la nostra Introduzione al sistema per lo scambio delle quote di emissioni dell’UE.
2 Una quota rappresenta l’autorizzazione a emettere una tonnellata di GES. Il numero di quote emesse in un anno specifico è determinato dal massimale fissato per le emissioni.
3 Fonte: Bloomberg, 08/10/2021
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