Un’epoca di volatilità senza precedenti per il petrolio
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Viviamo in un periodo caratterizzato da un livello di volatilità del petrolio mai visto in precedenza a causa di uno shock gemello: la domanda sta crollando e contemporaneamente l’offerta aumenta. Ora i prezzi del petrolio sono più volatili di quanto non lo siano stati durante la grande crisi finanziaria (iniziata nel 2008) o durante la guerra dei prezzi del petrolio (2014-2016).
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, dati disponibili alla chiusura del 19 marzo 2020.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Raramente si è visto in precedenza un crollo dei prezzi così violento in un breve lasso di tempo; non abbiamo assistito a un calo tanto brusco neppure nel 2008 o nel 2014 e, se indicassimo su base annua la flessione osservata nelle ultime due settimane, il suo valore supererebbe le diminuzioni di prezzo registrate in quei due anni.
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, dati disponibili alla chiusura del 19 marzo 2020.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Il protagonista cerca vendetta
Come abbiamo affermato nell’articolo Post OPEC meeting note -OPEC’s Greek Tragedy, gli eventi del 5 e del 6 marzo hanno cambiato profondamente i mercati petroliferi. L'Organizzazione dei paesi produttori di petrolio (OPEC) e i suoi paesi partner (collettivamente noti come OPEC+) non sono riusciti a pervenire a un accordo politico; perciò, a nostro avviso, l’OPEC è funzionalmente morta: dal 2017 essa dipende dall’appoggio russo a favore della sua politica e, anche se la Russia non vi ha dato abitualmente seguito con la piena attuazione dei contingenti, l’unità era simbolicamente importante perché l’Arabia Saudita, come compensazione, ha deciso di ridurre la propria quota in misura superiore al dovuto. Poiché la Russia ha tradito questa alleanza, ora l’Arabia Saudita sta abbattendo i prezzi e aumentando la produzione. Il grafico seguente mostra il prezzo ufficiale saudita di vendita del greggio leggero arabo destinato al mercato asiatico, espresso come differenziale rispetto al prezzo medio in contanti del Dubai e il prezzo dei futures in greggio dell’Oman. L’Arabia Saudita sta vendendo il petrolio con uno sconto di quasi 3 USD/barile rispetto ai suoi omologhi; dopo il suo rifiuto di partecipare al Joint Technical Committee, originariamente previsto per il 18 marzo, la riunione è stata annullata.
A scanso di equivoci, ora l’Arabia Saudita ha il suo programma: infliggere alla Russia il massimo dolore possibile senza curarsi, a quanto pare, delle vittime che ciò comporterà. L’Arabia Saudita intende espandere la propria capacità dai 12 milioni attuali a 13 milioni di barili al giorno (nel febbraio 2020 ne produceva 9,6 milioni al giorno) e, se producesse a piena capacità, il mondo sarebbe inondato di petrolio.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Gli shock gemelli provocano una fase di contango estremo1
Questo shock sull’offerta giunge in un momento in cui la domanda è gravemente penalizzata dal COVID19: un doppio smacco che ha causato una situazione di contango estremo nei mercati petroliferi. Il giorno prima delle riunioni OPEC, il petrolio era in lieve contango, con una differenza tra il 1° e il 36° contratto compresa tra 2 e 3 USD/barile appena (WTI e Brent); il 19 marzo 2020 il contango è diventato estremo e la differenza tra il 1° e il 36° contratto oscillava tra 17 e 18 USD/barile (WTI e Brent). Solo nel pieno della grande crisi finanziaria del 2008 avevamo riscontrato un contango così profondo.
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, dati disponibili alla chiusura del 19 marzo 2020.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Come andrà a finire?
I dolori causati dalla guerra dei prezzi del petrolio (2014-2016) bruciano ancora nella memoria dei paesi dell’OPEC, pur non impedendo all’Arabia Saudita di ingaggiare una nuova guerra dei prezzi con la Russia. Non crediamo che il gruppo cambierà rotta tanto presto, né pensiamo che il resto dell’OPEC possa fare a meno dell’Arabia Saudita; quest’ultima è responsabile della maggior parte della produzione variabile del gruppo (sviluppando una capacità produttiva inutilizzata che può tornare utile nei periodi di aumento della domanda o di blocco della produzione).
Dubitiamo che il resto del mondo possa adeguarsi in fretta a questa nuova realtà: la maggior parte delle compagnie petrolifere mondiali non usa il modello di Saudi Aramco (la compagnia petrolifera statale saudita) che prevede la conservazione della capacità in esubero. Chiudere la produzione della maggior parte delle compagnie petrolifere sarebbe un processo lento e dispendioso al punto da sottoporre le finanze societarie a una pressione letale.
Come ha confermato Dan Brouillette, segretario dell'Energia USA, ci sono stati dibattiti sulla possibilità di un’alleanza petrolifera saudita-statunitense. È solo una fra le tante strategie discusse dalle autorità degli Stati Uniti e dubitiamo che questi ultimi prenderanno parte a un cartello che da decenni è oggetto di critiche; tuttavia mali estremi richiedono estremi rimedi. Dopotutto, il cartello dell’OPEC è stato costituito in base alle pratiche petrolifere texane dagli anni ‘30 agli anni ‘702.
Riteniamo più probabile che gli Stati Uniti permetteranno all’economia di mercato di attuare tagli alla produzione. Secondo la nostra ipotesi di lavoro, il prezzo di pareggio per la produzione petrolifera negli USA è di 50 USD/barile. Con i prezzi del WTI attualmente a 25 USD/barile, i produttori statunitensi di petrolio avranno di che penare e, secondo le nostre previsioni, i fallimenti aumenteranno considerevolmente. Nella guerra dei prezzi del petrolio del 2014-2016, gli impianti petroliferi attivi negli Stati Uniti sono diminuiti di due terzi. Negli USA predomina la produzione di shale oil (petrolio di scisto), che non comporta gli stessi tempi lunghi di consegna del petrolio tradizionale per l'avvio e l'interruzione della produzione. Tuttavia, il calo degli impianti petroliferi si è verificato in un periodo di rapida ascesa per i progressi delle tecniche produttive, ragion per cui l'ultimo declino della produzione non è stato così drastico. Stavolta, al calo degli impianti petroliferi attivi registrato in un anno ha fatto riscontro una riduzione analoga della produzione. Gli USA potrebbero diventare di fatto il nuovo “swing producer” a livello mondiale.
Fonte: Bloomberg, WisdomTree, dati disponibili alla chiusura del 19 marzo 2020.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
1 Il contango è una situazione in cui il prezzo dei futures su una commodity è superiore al prezzo spot. Si verifica quando si prevede che il prezzo di un asset aumenti nel tempo, determinando un’inclinazione verso l'alto della curva a termine.
2 David Prindle (professore di governo presso l’Università del Texas di Austin), Petroleum Politics and the Texas Railroad Commission.
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