I prezzi del petrolio viaggiano verso i 100 dollari al barile?
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Il 1° giugno 2021 Jeremy Schwartz, Global Head of Research di WisdomTree e conduttore fisso del podcast Behind the Markets, e Mobeen Tahir, Associate Director of Research di Wisdom Tree, hanno avuto come ospite Erik Gilje, titolare della cattedra di finanza presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Si è parlato di petrolio e, più precisamente, della visione rialzista di Gilje per quanto riguarda questa materia prima, una visione derivante dai problemi strutturali che stanno caratterizzando l’offerta negli Stati Uniti mentre si prospetta un aumento della domanda.
Gilje ha evidenziato che nell’ultimo decennio le nuove forniture di petrolio sono venute quasi interamente dal Nord America, ossia dal Canada o dagli Stati Uniti, mentre l’Organizzazione dei paesi produttori di petrolio e i suoi paesi partner (OPEC+) hanno perso quote di mercato. La pandemia di Covid-19 ha costretto il gruppo a ridurre la produzione di 9,7 milioni di barili, in base ad un coordinamento delle politiche che si può definire drammatico e senza precedenti.
Non è detto, però, che l’OPEC+ sia ossessionato dall’idea di ripristinare in tempi rapidi l’offerta precedente dal momento che, probabilmente, ora il gruppo si preoccupa meno che in passato di perdere ulteriori quote di mercato a vantaggio dei produttori statunitensi di shale oil. Ciò segna un grande cambiamento nelle dinamiche tra l’OPEC+ e i suddetti produttori e potrebbe rappresentare la principale forza trainante a favore dei mercati petroliferi.
Secondo Gilje, la produzione statunitense di shale oil è gravemente compromessa a causa di ragioni strutturali. Nel 2018, quando il West Texas Intermediate (WTI) si aggirava intorno ai 70 dollari al barile, gli impianti petroliferi statunitensi operativi erano 874; oggi sono 359. Analogamente, i gruppi del fracking attivi all’epoca erano 485, contro i 226 attuali. Gli investimenti nello shale oil statunitense sono sensibilmente diminuiti e, probabilmente, la produzione di petrolio negli USA calerà nei prossimi 1-2 anni.
Ma perché la riduzione degli investimenti potrebbe avere carattere strutturale, anziché essere passeggera e legata alla pandemia? Secondo Gilje, i due fattori principali sono un mutamento nelle preferenze degli investitori e la nuova posizione del governo. I risparmiatori che nell’ultimo decennio non hanno ricevuto dividendi dalle società statunitensi produttrici di shale oil stanno ora imponendo una strategia più rigorosa per il costo del loro capitale: non si stanno limitando a chiedere investimenti ai produttori, ma vogliono anche che questi ultimi abbiano flussi di cassa positivi. Gli investitori che puntano alla neutralità in termini di emissioni di carbonio stanno inoltre ponendo ai produttori petroliferi problemi più impegnativi, incrementando ulteriormente il costo del loro capitale.
È degno di nota anche il cambiamento della posizione governativa sotto l’amministrazione Biden che, congelando i diritti di passaggio per gli idrocarburi attraverso i territori federali, limita la capacità dei nuovi gasdotti e aumenta la soglia di redditività per i produttori petroliferi.
Così, anche se il numero degli impianti di trivellazione è lievemente cresciuto nelle ultime settimane, difficilmente saranno ripristinati i livelli di produzione pre-pandemici, dato che potrebbe verificarsi un deterioramento del 15-20% in fase di riattivazione degli impianti; di conseguenza, per mantenere invariata la produzione sarà necessario scavare nuovi pozzi, cosa che appare impegnativa considerando l’aumento del costo del capitale.
In seguito a questa evoluzione delle dinamiche, è improbabile che l’OPEC+ si affretti a ripristinare l’offerta, tenuto conto delle difficoltà con cui sono alle prese i produttori statunitensi; c’è da presupporre che farà aumentare i prezzi contestualmente all’incremento della domanda e non sarebbe tanto azzardato ipotizzare che i prezzi del petrolio raggiungano i 100 dollari al barile nei prossimi 6-12 mesi.
Una versione completa dell’episodio del podcast è disponibile qui.
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