Broad Commodity, il diversificatore per eccellenza dei portafogli?
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È in corso una rinascita delle commodity: dopo anni in cui hanno registrato uno scarso rendimento e sono state sottovalutate dagli investitori, questa asset class ha ricominciato a destare interesse nel 2020 e da allora si è rafforzata. Al di là delle opportunità tattiche, la ricerca accademica ha evidenziato i potenziali vantaggi che comporta utilizzare le materie prime diversificate nelle asset allocation strategiche; tuttavia, da numerosi sondaggi sugli investitori emerge ancora che, in genere, molti di loro non investono nelle broad commodity. In questa serie di articoli il nostro obiettivo sarà quello di esporre i tanti motivi di fatto per cui un investimento nelle materie prime diversificate potrebbe costituire un'aggiunta significativa per un portafoglio, cominciando col trattare in questa sede i suoi superpoteri in materia di diversificazione.
Le analisi mostrano che le broad commodity sono una potentissima fonte di diversificazione in un portafoglio multi-asset:
- presentano un'asimmetria positiva quando l'asimmetria dei titoli azionari è negativa;
- hanno correlazioni basse con la maggior parte delle asset class tradizionali;
- restano prive di correlazioni nei periodi di crisi e possono recare sollievo ai portafogli in occasione di crisi geopolitiche.
Asimmetria positiva e protezione da eventi eccezionali
Se esaminiamo la distribuzione dei rendimenti mensili del Bloomberg commodity total return index e dell'S&P 500 total return index dal gennaio 1960, osserviamo che:
- i rendimenti delle materie prime e dei titoli azionari si discostano da una distribuzione normale;
- i rendimenti dei titoli azionari presentano un'asimmetria negativa (+0,431 anziché zero per una distribuzione normale), il che significa che tendono maggiormente verso la parte negativa della distribuzione. Per contro, le materie prime hanno un'asimmetria positiva (+0,901), indicando che i rendimenti ampiamente positivi sono tendenzialmente più frequenti di quelli ampiamente negativi per le commodity, contrariamente a quanto avviene per le azioni.
Nel complesso possiamo dunque osservare che, storicamente, le perdite subite dalle commodity sono risultate meno profonde e che si verificano guadagni consistenti con frequenza maggiore rispetto ai titoli azionari.
Nel settembre 2021, mentre si stava preannunciando una crisi energetica, i margini di profitto delle aziende venivano compressi dall'aumento dei costi dell'energia. La difficoltà nell'approvvigionarsi di carburante in alcune giurisdizioni ha reso molto ardua l'immissione dei prodotti sul mercato; in quel mese l'S&P 500 è sceso del 4,7% in seguito a questa pressione2, mentre il Bloomberg Commodity total return index, che in quel periodo aveva un'esposizione al settore energetico vicina al 40%, è salito del 5,0%3: questo esempio mostra come le materie prime e le azioni si comportino diversamente quando sono esposte allo stesso shock.
Sebbene le distribuzioni di performance siano importanti, il rapporto relativo tra queste due distribuzioni lo è ancora di più per gli investitori.
Le materie prime offrono una certa diversificazione rispetto alle asset class principali
Gli indici dei contratti future sulle broad commodity mostrano correlazioni molto basse con la maggior parte delle asset class; le materie prime sono correlate negativamente ai titoli di Stato e alle obbligazioni societarie USA, oltre a presentare una bassa correlazione con le azioni e i bond statunitensi ad alto rendimento.
Vale la pena osservare che anche il mondo accademico ha rilevato questa correlazione estremamente bassa: tra gli altri, (Bhardwaj, et al., 2005), (Edwards & Liew, 1999) e (Levine, et al., 2018) hanno notato queste modeste correlazioni.
Figura 1: Correlazioni tra le asset class principali
Fonte: WisdomTree, Bloomberg, MSCI, S&P. Gennaio 1960 - ottobre 2021. I calcoli sono basati sui rendimenti mensili in USD. Sono disponibili dati sulle materie prime diversificate (Bloomberg commodity total return index) e sui titoli azionari statunitensi (S&P 500 gross total return index) a partire dal gennaio 1960. Quelli sui titoli azionari globali (SCI world gross total return index) sono disponibili a partire dal dicembre 1969. Sono disponibili dati sulle azioni dei mercati emergenti (MSCI emerging market gross total return index) a partire dal dicembre 1987; quelli relativi ai titoli di Stato USA (Bloomberg US treasury total return unhedged USD index) e alle obbligazioni societarie statunitensi (Bloomberg US corporate total return unhedged USD index) sono disponibili a partire dal gennaio 1973, mentre quelli sui bond statunitensi ad alto rendimento (Bloomberg US corporate high yield total return unhedged USD index) lo sono a partire dal luglio 1983.
La performance storica non è un’indicazione della performance futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Stiamo vivendo presumibilmente tempi molto particolari, con un allentamento monetario senza precedenti che potrebbe fare aumentare ulteriormente le correlazioni di molte asset class. Tuttavia, se si considerano le correlazioni giornaliere dell'anno scorso, solo quella tra titoli azionari USA e materie prime diversificate è cresciuta (al 22%)4. mentre quelle tra materie prime e azioni dei mercati emergenti (30%4) con i titoli di Stato USA (-15%4) e le obbligazioni societarie statunitensi (-10%4) sono diventate ancora più negative nel corso del 2020.
Una maggiore diversificazione nei periodi di crisi
Benché la loro bassa correlazione con i titoli azionari rappresenti da sempre un ottimo argomento per i fautori degli investimenti nelle materie prime, storicamente i critici ritengono che tale correlazione non regga nei periodi di crisi. Per verificare questa ipotesi, la figura 2 mostra la correlazione tra diverse asset class nei mesi in cui le azioni USA registrano un calo del -5% o un risultato peggiore. Vale la pena osservare che la matrice delle correlazioni non è particolarmente diversa dalla figura 1: le materie prime e i titoli di Stato USA offrono ancora la diversificazione maggiore rispetto ad altre asset class e la correlazione tra queste ultime e le commodity resta bassissima, cosa che dovrebbe ridimensionare la maggior parte delle critiche da questo punto di vista.
Figura 2. Correlazione tra le asset class principali quando le azioni statunitensi scendono del 5% o di più in un mese
Fonte: WisdomTree, Bloomberg, MSCI, S&P. Gennaio 1960 - ottobre 2021. Calcoli basati sui rendimenti mensili in USD. Sono disponibili dati sulle materie prime diversificate (Bloomberg commodity total return index) e sui titoli azionari statunitensi (S&P 500 gross total return index) a partire dal gennaio 1960. Quelli sui titoli azionari globali (SCI world gross total return index) sono disponibili a partire dal dicembre 1969. Sono disponibili dati sulle azioni dei mercati emergenti (MSCI emerging market gross total return index) a partire dal dicembre 1987; quelli relativi ai titoli di Stato USA (Bloomberg US treasury total return unhedged USD index) e alle obbligazioni societarie statunitensi (Bloomberg US corporate total return unhedged USD index) sono disponibili a partire dal gennaio 1973, mentre quelli sui bond statunitensi ad alto rendimento (Bloomberg US corporate high yield total return unhedged USD index) lo sono a partire dal luglio 1983.
La performance storica non è un’indicazione della performance futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Analizzando più in profondità il comportamento relativo delle commodity nei periodi di crisi del mercato azionario, la figura 3 illustra le prestazioni del Bloomberg Commodity Total Return Index nei 20 mesi peggiori per l'S&P 500. Osserviamo che le commodity hanno offerto agli investitori un'ottima differenziazione: se prendiamo ad esempio il peggior mese per i titoli azionari negli ultimi 60 anni o giù di lì, le azioni USA hanno perso il 21,5% nell'ottobre 1987 in seguito al "lunedì nero". In quello stesso mese, il BCOM index ha guadagnato il 2,1% e ciò sarebbe stato incredibilmente di aiuto per qualsiasi investitore. Di fatto, le commodity hanno sovraperformato i titoli azionari in 19 dei suddetti 20 mesi, registrando persino, in 14 di essi, una performance positiva quanto quella che hanno realizzato nell'ottobre 1987.
Figura 3. Performance delle materie prime diversificate nei 20 mesi peggiori per l'S&P 500 dal 1960
Fonte: WisdomTree, Bloomberg, S&P. Gennaio 1960 - ottobre 2021. Calcoli basati sui rendimenti mensili in USD. Sono disponibili dati sulle materie prime diversificate (Bloomberg commodity total return index) e sui titoli azionari statunitensi (S&P 500 gross total return index) a partire dal gennaio 1960.
La performance storica non è un’indicazione della performance futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Nel prossimo articolo vedremo come, oltre a costituire un eccellente diversificatore, le broad commodity abbiano le potenzialità per complementare i titoli azionari nelle varie parti del ciclo economico.
Bibliografia
Bhardwaj, G., Gorton, G. B. & Rouwenhorst, K. G., 2015. Facts and Fantasies About Commodity Futures Ten Years Later. Yale ICF Working Paper nn. 15-18.
Edwards, F. R. & Liew, J., 1999. Managed Commodity Futures. Journal of Futures Markets,vol. 19, n. 4 (giugno), pagg. 377-411.
Levine, A., Ooi, Y. H., Richardson, M. & Sasseville, C., 2018. Commodities for the Long Run. Financial Analysts Journal, Volume 74, pagg. 55-68.
Fonti
1 WisdomTree, Bloomberg, S&P. Gennaio 1960 - ottobre 2021. I calcoli sono basati sui rendimenti mensili in USD. I titoli azionari statunitensi sono rappresentati dall’S&P 500 gross TR Index e le materie prime diversificate sono rappresentate dal Bloomberg commodity TR index. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
2 S&P 500 Total return index tra il 31/08/2021 e il 30/09/2021 (dati di Bloomberg).
3 Bloomberg Commodity total return index tra il 31/08/2021 e il 30/09/2021 (dati di Bloomberg).
4 WisdomTree, Bloomberg, MSCI, S&P. Ottobre 2020 - ottobre 2021. Calcoli basati sui rendimenti mensili in USD. La prestazione storica non è un’indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.