Le sfide future per il settore del petrolio e del gas in Europa
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Nell'articolo Certain sectors have a higher sensitivity to Europe’s recovery, abbiamo esaminato due settori in difficoltà che potrebbero comunque rinascere quando l'economia europea sarà uscita dalla fase pandemica. Oggi invece prendiamo in esame un settore attualmente in fase di espansione ma la cui evoluzione futura sarà paragonabile a una corsa a ostacoli. Gli investitori tattici, che sono pronti ad assumere sia posizioni lunghe sia corte, sono spesso alla ricerca di punti di inflessione.
Per la maggior parte degli osservatori, inclusi quelli che nutrono un forte interesse per i mercati finanziari, sarebbe impossibile distinguere tra l'andamento storico del settore del petrolio e del gas e i prezzi del petrolio se queste due materie non fossero indicate correttamente. La figura 1 riporta un esempio. Infatti, i margini di profitto per i produttori di petrolio e di gas aumentano proprio quando è possibile addebitare ai consumatori prezzi più alti per lo stesso prodotto.
Fonte: WisdomTree, Bloomberg, dati aggiornati al 2 marzo 2022.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore.
Pertanto, il fatto di avere una visione dei mercati petroliferi corrisponde all'avere anche a disposizione una visione del settore.
Quali sono le previsioni per i prezzi del petrolio?
Al 3 marzo 2022 l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è in pieno svolgimento e la crisi fa infiammare i prezzi del petrolio. A febbraio, prima dell'inizio del conflitto, i mercati avevano iniziato a valutare un premio per il rischio geopolitico. A marzo, con l'intensificarsi del conflitto, i mercati hanno iniziato a calcolare il valore di un'interruzione delle forniture dalla Russia - il secondo maggiore esportatore di petrolio al mondo.
Questi eventi hanno dato luogo a un insieme binario di scenari per i prezzi del petrolio nel breve termine. Un ulteriore intensificarsi del conflitto si tradurrebbe in un nuovo e inevitabile incremento dei prezzi del petrolio. Di contro, il ritorno della pace andrebbe a erodere anche parte del premio di rischio insito nei prezzi.
Supponiamo quindi che le tensioni si plachino e che i fondamentali tornino al centro dell'attenzione. Che cosa succederebbe? In uno scenario simile, la crescita della domanda e dell'offerta registrerebbe un andamento degno di nota. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia (AIE), nel 2022 la domanda mondiale di petrolio dovrebbe aumentare di 3,2 milioni di barili al giorno (mb/d)1. Tuttavia, l'AIE prevede che, verso la fine dell'anno, i mercati del petrolio registreranno una capacità in eccesso. Infatti, l'OPEC+2 dispone di una sufficiente capacità di riserva per aumentare la sua offerta di 4,3 mb/d, mentre i produttori non-OPEC+ (come gli Stati Uniti e il Canada) potrebbero aggiungere 2 mb/d di offerta.
Fonte: WisdomTree, US Energy Information Administration, Refinitiv. Ultimo aggiornamento: 8 febbraio 2022.
La prestazione storica non è un'indicazione della prestazione futura e qualsiasi investimento può perdere di valore. Le previsioni non sono indicative dei risultati futuri e qualsiasi investimento è soggetto a rischi e incertezze.
La capacità di riserva rappresenta il fattore chiave di differenziazione rispetto al 2008, quando i prezzi del petrolio hanno superato i 100 dollari al barile (si veda la figura 2 sopra). Inoltre, eliminando le sanzioni all'Iran, con un preavviso relativamente breve, sarebbe possibile aggiungere un ulteriore 1,3 mb/d, bloccando un'eventuale domanda supplementare3.
Detto questo, nella sua recente riunione del 2 marzo, l'OPEC ha comunque deciso di non aumentare il ritmo delle integrazioni di fornitura oltre l'attuale piano che prevede un'aggiunta di 400.000 b/d per ogni mese di quest'anno. Considerato il conflitto in corso, questa situazione potrebbe andare a esacerbare la ristrettezza dei mercati del petrolio nel breve termine.
I prezzi del petrolio potrebbero dunque subire nuovi e ulteriori incrementi prima di tornare a scendere.
La transizione energetica
Nel lungo termine, la dipendenza dai combustibili fossili è inevitabilmente destinata a diminuire con l'avanzare della transizione globale verso le energie rinnovabili. In aggiunta agli impegni sottoscritti dai leader mondiali alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) dell'anno scorso, l'invasione da parte della Russia potrebbe aver ulteriormente accelerato la transizione. La dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia può essere letta come una debolezza che va risolta. La Russia rappresenta circa il 27% del greggio europeo e il 41% delle importazioni di gas naturale4.
Dall'escalation delle tensioni, la Germania ha messo in pausa il gasdotto, denominato Nord Stream 2, che va dalla Russia alla Germania passando per il Mar Baltico che doveva raddoppiare la capacità delle esportazioni di gas russo in Europa. Oggi, questa decisione riflette, in primo luogo, la prospettiva di un'ulteriore stretta nella fornitura di gas in Europa. La Germania ha comunque annunciato l'intenzione di incrementare la spinta a favore delle energie rinnovabili attraverso piani che mirano a ottenere quasi tutta la sua energia da fonti "green" entro il 2035. Altri stati potrebbero seguire il suo esempio. Indipendentemente dai legami con la Russia, si tratta comunque della giusta decisione considerato il cambiamento climatico.
Il punto sul settore del petrolio e del gas Parte del settore potrebbe reinventarsi trasformandosi in aziende di energie rinnovabili. Società quali Shell e BP si sono impegnate in piani di consumo netto di energia nullo. Inoltre, l'incremento del focus sulle energie rinnovabili è all'ordine del giorno. Tuttavia, una trasformazione cosi radicale dei modelli di business non avverrebbe da un giorno all'altro, né sarebbe possibile per tutte le aziende del settore. Inoltre, nel frattempo, l'interesse degli investitori per le società petrolifere e del gas dovrebbe persino aumentare, data l'importanza5 delle tematiche ESG.
Volatilità attesa
Per sostenere le loro opinioni i giganti del petrolio non si limitano a citare la geopolitica, bensì sottolineano anche il fatto che le spese in conto capitale nell'upstream del settore petrolio e gas (ossia quella parte di supply chain più vicina all'estrazione delle risorse naturali) sono diminuite più velocemente rispetto alla transizione verso le energie rinnovabili. Effettivamente, le spese in conto capitale upstream per il petrolio e il gas a livello globale sono scese da poco meno di 800 miliardi di dollari nel 2014 a circa 500 miliardi di dollari nel 2019. Una simile tendenza al ribasso è destinata ad accelerare, dato che gli investimenti in petrolio e gas non sono più di moda. Tuttavia, il mondo continua ad avere bisogno di energia e, finché le energie rinnovabili non saranno in grado di soddisfare l'intera domanda, avremo sempre bisogno di petrolio e gas.
In altri termini, difficilmente la transizione energetica sarà lineare su tutti i fronti così come è improbabile che il settore del petrolio e del gas seguirà un andamento costante in entrambe le direzioni, anche escludendo l'attuale contesto geopolitico.
Pertanto, il futuro potrebbe essere ancora caratterizzato dalla volatilità nel settore del petrolio e del gas. Torniamo quindi al punto di partenza: la volatilità genera più punti di inflessione che rappresentano una caratteristica da sempre ricercata dagli investitori tattici.
Più opzioni per gli investitori
Quando si tratta di esprimere opinioni direzionali in materia di petrolio e gas, gli investitori possono scegliere tra diverse opzioni. Una di queste è rappresentata dalla possibilità di acquisire un'esposizione diretta alle materie prime. Solitamente, la maggior parte dei prodotti d'investimento raggiunge questo obiettivo attraverso i futures. In alternativa, gli investitori possono accedere a questo universo attraverso il settore del petrolio e del gas, data la sua forte correlazione con i prezzi dell'energia.
Fonti
1 Relazione sui mercati petroliferi a cura dell’Agenzia internazionale dell’energia (febbraio 2022).
2 Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC)
3 Relazione sui mercati petroliferi a cura dell’Agenzia internazionale dell’energia (febbraio 2022).
4 Stime della Commissione europea basate sul 2019.
5 ESG: Environmental, Social and Governance.
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